Guido Bertolaso, in una intervista al Corriere della Sera, ha ricordato quanto fatto in occasione del terremoto a L’Aquila quindici anni fa. Ai tempi, l’attuale assessore della Lombardia, era a capo della Protezione Civile e fu tra i primi a giungere sul posto, accorgendosi immediatamente della gravità di quanto accaduto. “Dall’elicottero vidi parecchi danni, le chiese e la Casa dello Studente crollate, Onna distrutta”. I soccorritori erano all’opera e lavoravano senza sosta. Il bilancio però fu ugualmente drammatico: 309 morti e 1.600 feriti.
Il lavoro più grande però venne col passare dei giorni. Le persone senza casa erano ben 70 mila. Nessuno di loro aveva un posto per dormire la notte. “Creammo una decina di campi con le tende e requisimmo gli alberghi sulla costa”. Anche gli obiettivi del lungo periodo però erano una priorità. “Capii che dovevamo ripetere l’esperienza Friuli: evitare che L’Aquila si spopolasse. Lì Zamberletti rimise in piedi le fabbriche per mantenere il tessuto produttivo. Noi, avendo poche industrie, puntammo sulle scuole coi prefabbricati. Funzionò”.
Guido Bertoldo parla della ricostruzione a L’Aquila dopo il terremoto del 2009
A distanza di quindici anni dal terremoto a L’Aquila, tuttavia, ancora la città è in alcune zone distrutte e molte famiglie sono rimaste senza casa. Anche le scuole prefabbricate, che sarebbero dovute essere temporanee, sono tuttora utilizzate. Guido Bertolaso non ritiene però che si debba parlare di fallimento per quel che concerne la ricostruzione e il ritorno alla normalità. “Già nel 2009 dicevo che ci sarebbero voluti almeno 10 anni. Quando viene ferito il centro di una città con tanti secoli di storia, non puoi fare le gettate di cemento”, ha sottolineato.
L’ex capo della Protezione Civile, da parte sua, spera che la situazione possa migliorare di giorno in giorno, perché a cuore la causa. “Torno spesso a L’Aquila, l’ultima volta è stata pochi giorni fa. Respiro l’aria di ripartenza e ricordo quei momenti drammatici”, ha concluso.