Il romanzo “Il giardino segreto” di Frances Hodgson Burnett del 1910 è stato trasposto in pellicola sei volte fin dal 1919. Oggi vi parlerò del film che ne è stato tratto nel 1993 per la regia di Agnieszka Holland. È apparentemente un film sentimentale, un po’ sdolcinato (qualcosa c’è), ma il punto focale non è affatto banale.
La piccola Mary (dieci anni) vive in India con il padre e la madre, lui alto ufficiale dell’esercito britannico, lei dedita alle cerimonie di gala. La piccola non se la filano minimamente, lei non si sente amata e dice: Non riesco neppure a piangere.
Un terremoto cambia la sua vita, i genitori muoiono e con altri orfani viene rispedita da parenti in Inghilterra. Al porto di Londra viene prelevata da un’anziana arpia, factotum dello zio di Mary e dopo un lungo viaggio in carrozza si ritrova in un enorme castello con più di cento stanze da cui, guardando i quattro punti cardinali, si vedono solo campi, basse colline e muretti a secco, avvolti della nebbia e nel maltempo.
Lord Archibald Craven, lo zio, è il marito della sorella gemella della madre di Mary, morta dieci anni prima cadendo da un’altalena. Non è quasi mai al castello e quando c’è si rintana nel suo studio. Alla morte improvvisa della moglie ha reagito chiudendosi in se stesso, cupo, pessimista con tanto di gobba. È interpretato da John Lynch. La sig.ra Medlock, l’arpia, che comanda nel castello, ha il volto di Maggie Smith, già al tempo vincitrice di due Oscar e su di lei si può dire, data la sua grande carriera, solo bene.
Mary è costretta a stare nella sua camera e a vagare nella campagna circostante, ma è sveglia e curiosa. Scopre un giardino chiuso che è ormai solo sterpaglie. È il luogo dove è morta la zia. Diventa amica di Dickon, dodicenne fratello di una serva, che conosce la natura, gli animali, gli alberi, i fiori, le stagioni. Insieme e di nascosto, puliscono il giardino segreto e seminano fiori.
Nel silenzio della notte Mary sente spesso urla e piagnistei, ma le giustificazioni sono il vento, gli spifferi d’aria, etc. Essendo bella sveglia, furtivamente segue i lamenti e scopre in una stanza un ragazzino che giace a letto. È suo cugino Colin, nato prematuramente in seguito alla caduta della madre che è morta di parto. È relegato sin dalla nascita in quella camera con le finestre oscurate, considerato malato anche se non lo è, non cammina visto che non è mai stato fatto scendere dal letto. Mary scopre perciò una realtà ben diversa e con l’aiuto di Colin stravolge il tran tran del castello.
Quando Lord Archibald torna dal suo viaggio trova Colin che cammina e il giardino fiorito e bellissimo. Si commuove, abbraccia il figlio e scompare la sua tristezza. Si commuove anche Mary: Ho incominciato a piangere.
Un imprevisto ha cambiato lo zio Lord e la sua visione della vita.
“La disperazione medesima non sussisterebbe senza la speranza, e l’uomo non dispererebbe se non isperasse” (da lo Zibaldone di Giacomo Leopardi).
Noi adulti, provati dalle circostanze della vita, spesso diventiamo pessimisti e ci adagiamo in loculi marmorei. Lo zio Lord aveva rifiutato il figlio, colpevole secondo lui di aver provocato nascendo la morte dell’amata moglie.
Ma è intervenuto un imprevisto, cosa che non decidiamo mai noi, in questo caso nelle vesti della nipotina Mary. Dovremmo guardare i bambini, il loro sguardo semplice, libero e positivo, i loro sorrisi, l’amore che cercano e che restituiscono, il loro desiderio di vita e di attesa per risvegliare il nostro cuore dal nichilismo che attanaglia noi uomini maturi.
Il giardino segreto, in sintesi, è un film sulla speranza.
Due parole sulla regista. Agnieszka Holland, polacca, ha collaborato come sceneggiatrice con Wajda e Kieślowski; famosa per aver diretto Un prete da uccidere (1988) sul beato Jerzy Popiełuszko, sacerdote ucciso dai comunisti in Polonia nel 1984 e altri film non certo di cassetta ma sicuramente di valenza culturale e sociale.
Il film Il giardino segreto lo potete noleggiare a poche lire su Prime video o Apple TV.
Dimenticavo, il produttore è Francis Ford Coppola.
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