Il “metodo Gallo” non è una novità per Stefano Esposito, a lungo parlamentare del Pd che però quest’anno non ha rinnovato la tessera. Aveva attaccato la “corrente” già venti anni fa. «Alla famiglia Gallo non ho mai fatto sconti», afferma l’ex senatore del Partito democratico nell’intervista resa a Repubblica. «Ho coniato io la formula “partito delle autostrade” per denunciare i legami e l’uso fatto della Torino-Bardonecchia. Ho letto tutti gli atti giudiziari e non so nel Pd quanti lo abbiano fatto». Chi per anni ha accettato questo metodo per anni non può pensare di risolvere la questione estromettendo il figlio Raffaele dalle candidature e il padre Salvatore dal partito, secondo Esposito. «È una schifezza, siamo alla forca in piazza, senza nemmeno dargli la possibilità di difendersi».
In quelle carte, comunque, ha riscontrato quel «sistema clientelare politico» che ha combattuto. «Il problema è che come sempre nelle carte dell’accusa ci sono tante belle suggestioni». Inoltre, Stefano Esposito aspetterebbe a dire che ci sia qualcosa di penalmente rilevante. Ma il punto è un altro: «Un partito serio gli darebbe il tempo di presentare una memoria difensiva». Un garantismo legato anche alla sua esperienza personale: «L’ho vissuto sulla mia pelle e in pochi nel partito hanno chiesto la mia versione rispetto alle vicende che mi sono state contestate dalla procura. Sono più quelli che hanno brindato».
STEFANO ESPOSITO: “COSA MI FA VOMITARE DEL PD…”
Stefano Esposito ritiene che il “metodo Gallo” sia stato assimilato dal Pd. «È diventato poi il metodo del Pd». A Repubblica ricorda il primo scontro nel 2006-2007, quando una parte del partito voleva far diventare Gianluca Susta segretario, mentre un’altra in Piemonte si oppose, «inventandosi» la candidatura di Gianfranco Morgando. «E abbiamo vinto, facendo le primarie». Comunque, quel metodo si è imposto. «Nel Pd prevalgono le correnti e i pacchetti di tessere, nonostante ora le anime belle si indignino. La cosa mi fa vomitare. I segretari si decidono a tavolino, con gli accordi, persino la candidata presidente alla Regione Piemonte, Gianna Pentenero».
Stefano Esposito nell’intervista cita anche la scelta del candidato presidente avvenuta «in un sabato mattina in cui ha convocato per finta 300 persone e li ha fatto stare lì mentre quattro maggiorenti locali insieme a due di Roma hanno deciso tutto. Se non è metodo Gallo questo. Un metodo che hanno accettato, applicato e beneficiato. Anche la cosiddetta minoranza». Per quanto riguarda le primarie, l’ex senatore del Pd osserva che «sono l’unico modo per diluire i pacchetti di tessere. Dove c’erano le tessere ha vinto Bonaccini, dove contava il voto popolare si è affermata Schlein». Infine, riguardo le mosse che dovrebbe fare il Pd, Esposito suggerisce delle scuse a Mauro Salizzoni e la candidatura di quest’ultimo capolista, «invece di andare dietro ai professionisti dell’antimafia da convegno che non sono mai riusciti a vedere quello che succedeva nella società che gestisce la Torino-Bardonecchia».