Il nome di Ciccio Graziani, campione del mondo con l’Italia nel 1982, è finito nell’inchiesta di Torino sulla ‘ndrangheta, con il campione del tutto estraneo alle indagini. Il motivo di tale “incidente”, come scrive La Verità, è l’amicizia con Antonio Esposito, foggiano classe 1946 che ha ricevuto in passato una condanna di 3 anni e 4 mesi per associazione per delinquere finalizzata all’usura assieme al boss Rocco Lo Presti e altri affiliati della mafia pugliese. Nel 2020 una nuova condanna di 3 anni e 8 mesi per estorsione e ora “Tonino”, così come viene soprannominato, è citato più volte nell’ordinanza di arresto inerente nove persone fra cui Roberto Fantini, manager fatto inserire dal Pd nell’Organismo regionale per il controllo collaborativo, “una specie di osservatorio sulle legalità degli appalti”, scrive La Verità. Il reato a lui contestato è quello di concorso esterno in associazione mafiosa.
Per cercare di approfondire queste vicende il giornale ha appunto contattato Ciccio Graziani, che ha ricordato l’amicizia nata negli anni ’70 in quel di Torino con Esposito ma anche con i Fantini per questione di fede calcistica, visto che erano tutti tifosi granata. «Tonino Esposito – racconta l’ex calciatore – voleva che Roberto gli desse dei lavori, ma Roberto rispondeva “io faccio dei bandi di concorso, non posso dare il lavoro a chi voglio io”».
INCHIESTA ‘NDRANGHETA A TORINO, NELLE CARTE ANCHE CICCIO GRAZIANI: “TONINO SEMPRE RISPETTOSO”
E ancora: «Con me Tonino è sempre stato educato e rispettoso, un amico vero. Se mi avesse dato retta, non si sarebbe mai trovato nelle difficoltà giudiziarie e finanziarie in cui si è cacciato. Gli dicevo di fare i lavori in prima persona anziché passarli ad altri, ma lui era un libertino, gli piaceva fare la bella vita, lo splendido e questo l’ha portato nei momenti di grande difficoltà a fare cose sbagliate, che ha pagato. Però io l’amicizia la misuravo con i comportamenti nei miei confronti, quello che faceva al di fuori del nostro rapporto non mi interessava. Io qualche consiglio glielo ho dato, ma quando uno nasce capoccione, muore capoccione».
In ogni caso Graziani si dice stupito per le accuse nei suoi confronti: «Molto, è una persona educata, rispettosa, gioiosa, con una famiglia molto bella», arrivando a definirlo un «ragazzo straordinario. Ieri – racconta ancora l’ex bomber – mi sono fatto dare il numero di telefono di suo cognato da un amico comune e l’ho chiamato per fargli sapere che ero dispiaciuto per la notizia del suo arresto. Gli ho detto: “Manda un abbraccio a Roberto e digli che gli voglio bene a prescindere”. Se potessi fare qualcosa per lui, la farei. Poi se uno ha sbagliato è giusto che paghi, ma l’affetto e il rispetto per una persona, fino a prova contraria, non cambiano». Graziani ammette anche di aver conosciuto Salvatore Gallo, il ras delle tessere del Pd torinese, indagato per estorsione, peculato e corruzione elettorale: «L’ho conosciuto quando lui e Roberto organizzarono un torneo e mi chiesero la cortesia di andare a tirare il calcio d’inizio. Cosa che puntualmente feci». E ancora: «Io lavoravo a Mediaset, era una domenica, ho preso la macchina, sono andato, ho fatto quello che dovevo fare e sono venuto via. Se non ricordo male ripartii anche subito. Un favore di questo tipo a Roberto glielo facevo volentieri».
INCHIESTA ‘NDRANGHETA A TORINO, NELLE CARTE ANCHE CICCIO GRAZIANI: “NON PARLAVAMO DI POLITICA”
Graziani non era comunque a conoscenze delle simpatie per il Pd dei Fantini: «Non sono discorsi che si fanno con amici lontani che vedi di rado. Noi parlavamo di Toro, calcio in generale e di famiglia. E, in ogni caso, se lo avessero fatto gli avrei detto: “Se volete parlare di politica non chiamatemi perché a me non me ne frega nulla”. Io ero il loro riferimento per il calcio, non avevo argomenti per parlare con loro di qualcos’altro».
L’ex calciatore alla domanda del giornalista de La Verità sull’aver aiutato il pluripregiudicato Tonino, così come gli chiedeva di nascosto Fantini ha risposto: «È vero. Una volta mi disse: gli voglio dare una mano anche io, ma non dire che i soldi te li passo io. Gli facevamo arrivare il denaro attraverso il suo commercialista che doveva gestire i soldi per evitare che Tonino li sperperasse, era una sorta di sussidio in attesa che potesse vivere giorni migliori. Adesso è finito in una Rsa. Mi sono riproposto di richiamarlo perché il cuore mi dice che non posso lasciare questo mondo senza richiamarlo», ha concluso.