Prima di vedere quello che dirò, una premessa: il conflitto tra Russia e Ucraina, se si eccettuano alcune posizioni forzate da un parte e dall’altra, non è di tipo etnico. È invece un conflitto politico, la scelta se legarsi all’Occidente o alla “nuova” Russia di Putin.
Ucraini e russi hanno lingue molto simili (con prevalenza dell’uso della lingua russa anche in gran parte dell’Ucraina), una tradizione religiosa, quella ortodossa, identica e vengono da un’appartenenza all’Unione Sovietica che li ha ulteriormente “unificati”.
Se invece andiamo a vedere la composizione della Federazione Russa, e anche di molti Stati europei, scopriamo che ci sono tante minoranze etniche, a volte costrette in confini non sempre accettati tranquillamente.
Quanto ai dati di questa situazione vi rimando all’immancabile Wikipedia, in particolare alle voci “Repubbliche della Russia” e “Gruppi etnici dell’Europa”. Partiamo dalla Federazione Russa. Dopo il dissolversi dell’Unione Sovietica, alcune repubbliche che già come tali facevano parte dell’URSS poco a poco dichiararono la loro indipendenza. Tra queste l’Armenia, la Georgia, l’Azerbaijan, il Kazakistan e le altre repubbliche dell’Asia Centrale.
C’erano poi alcune repubbliche cosiddette “repubbliche socialiste sovietiche autonome” (RSSA), che in verità non erano proprio autonome e cominciarono ad appartenere, con alterne vicende, alla Federazione Russa.
Attualmente queste repubbliche sono 21 o 24, se si comprendono la Crimea, Donetsk e Lugansk, la cui annessione alla Federazione Russa non è riconosciuta dalla comunità internazionale. In alcune di queste repubbliche i russi sono di poco in maggioranza o addirittura in minoranza. Ad esempio in Baschiria i russi sono il 36,3% della popolazione, in Tatarstan il 39,5%, in Ossezia il 23,2%, in Daghestan il 4,7%, in Cecenia il 3,7%, in Inguscezia addirittura solo 1,2%.
Almeno 8 repubbliche sono di tradizione islamica e di lingua turca. È noto che in alcune di queste repubbliche il desiderio di ottenere l’indipendenza ha portato a fenomeni di protesta anche violenti e addirittura alle due guerre in Cecenia.
Potete immaginare come in queste repubbliche della Federazione Russa, la cui popolazione assommata arriva a circa il 20% del totale degli abitanti della Federazione, il contributo di sangue dato per la guerra in Ucraina non stia certo facendo aumentare il consenso di Putin, al di là dei dati elettorali che direbbero il contrario.
Venendo all’“altra Europa” – perché anche la Russia, come diceva san Giovanni Paolo II è pur sempre Europa – dobbiamo accorgerci che anche qui ci sono gruppi etnici che si sentono un po’ stretti nei confini dei vari Stati.
In Bosnia ci sono il 30,78% di serbi e il 15,43% di croati. Nella vicina Francia ci sono solo il 67% di francesi. Gli altri, il 33%, sono francesi di recente immigrazione, a parte i corsi, i baschi e i catalani.
In Kazakistan (che possiede un vasto territorio al di là del fiume Ural e che per questo si considerano, almeno calcisticamente, europei e membri dell’UEFA) i russi sono almeno il 25%.
Della Spagna è inutile che parli perché conosciamo tutti la situazione del rapporto tra Barcellona e Madrid, per non dire del fatto, poco conosciuto, delle grandi minoranze ungheresi in Slovacchia e in Romania, su cui per ora Orbán non sembra dire niente.
Ed ora una semplice osservazione. Prima o poi tra le questioni che dovrà affrontare un mondo democratico capace di rinnovarsi, bisognerà affrontare anche quella etnica. Una concezione ancora napoleonica dello Stato e dei suoi confini, già da ora, soprattutto per il fenomeno della crescente immigrazione, comincia a mostrare i suoi limiti. Se in certe scuole dell’hinterland milanese credo che sia praticamente impossibile che almeno la metà degli alunni siano italiani, a meno di deportarli dal centro città, è venuto il momento di partire da chi c’è, dalle sue esigenze, comprese quelle religiose, comprese quelle dei cattolici. Gli atei, o presunti tali, si sono già organizzati. Per loro che ci sia la Pasqua o il Ramadan è lo stesso. Basta che la scuola sia chiusa per fare un po’ di vacanza. E in questo, credo, stanno facendo proseliti anche tra i cattolici e i musulmani.
P.S.: Non ho parlato volutamente del Südtirol-Alto Adige. Il fenomeno Sinner ci ha fatto diventare tutti fratelli. E che ognuno lo pronunci con la S che vuole.
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