Mancano poche ore all’udienza chiave per la revisione del processo sulla strage di Erba. Un appuntamento attesissimo dalla difesa di Rosa Bazzi e Olindo Romano che il 16 aprile, davanti alla Corte d’Appello di Brescia, giocherà il tutto per tutto per riscrivere la storia di un massacro che, secondo la tesi portata avanti dal pool che assiste i coniugi, è stato commesso da qualcuno rimasto finora all’ombra della giustizia. L’impulso per chiedere di rifare tutto e riportare il caso al vaglio dei giudici era partito dal sostituto procuratore generale di Milano, Cuno Tarfusser, convinto che le indagini che hanno inchiodato la coppia portandola all’ergastolo in via definitiva siano colme di criticità che non consentono di ritenere che la sentenza sia stata emessa oltre ogni ragionevole dubbio.
La prima udienza si è tenuta il 1° marzo scorso, quando a parlare è stata la pubblica accusa. Secondo il pg di Brescia Guido Rispoli e l’avvocato dello Stato Domenico Chiaro, le tre istanze di revisione del processo – avanzate, in ordine cronologico, da Tarfusser, dalla difesa e dal tutore di Rosa Bazzi e Olindo Romano, Diego Soddu – sono inammissibili. Per gli avvocati della coppia e il team di consulenti che hanno contribuito a produrre la richiesta, però, ci sarebbe una mole di prove che contrasterebbe la verità processuale cristallizzata in Cassazione nel 2011. Prove che smonterebbero i tre pilastri dell’impianto accusatorio, viziati, secondo la difesa, da evidenze capaci di ribaltare il giudicato: il riconoscimento di Olindo Romano da parte dell’unico sopravvissuto, il supertestimone Mario Frigerio, la macchia di sangue di Valeria Cherubini sul battitacco dell’auto dello stesso Romano (unica prova scientifica nell’architettura di elementi sostenuti dall’accusa) e le confessioni dei coniugi (poi ritrattate).
Revisione processo strage di Erba, Rosa Bazzi e Olindo Romano di nuovo in aula per la seconda udienza
Rosa Bazzi e Olindo Romano saranno presenti in aula anche nella seconda udienza per la revisione del processo sulla strage di Erba. Lo scorso 1° marzo la coppia aveva chiesto di non essere fotografata né ripresa e così è stato: nessuna immagine “nuova” a favore di cronache per parlare del massacro, nessuna istantanea potenzialmente “scomoda” che possa catturare anche solo in un sorriso la conferma, secondo il filtro dei colpevolisti, di essere davanti a due assassini spietati e senza l’ombra di un pentimento.
Stavolta i microfoni passano alla difesa, determinata a smantellare ciò che per l’accusa, nei tre gradi di giudizio lontani ormai oltre 13 anni, fu comunque ritenuto granitico nonostante le numerose “aporie” nella ricostruzione dei fatti bypassate in sede di dibattimento dai giudici di merito. La verità sulla strage di Erba, secondo i difensori di Rosa Bazzi e Olindo Romano, deve però essere ancora scritta e non è contenuta nel perimetro delle sentenze. Nella mattanza di via Diaz dell’11 dicembre 2006 morirono Raffaella Castagna, il figlio di 2 anni, Youssef Marzouk, la nonna materna del piccolo, Paola Galli, e la vicina di casa Valeria Cherubini. Unico superstite, per una malformazione alla carotide che ha impedito alla coltellata di ucciderlo, il marito di quest’ultima, Mario Frigerio, diventato testimone chiave dell’accusa. Secondo le famiglie Castagna e Frigerio, la giustizia ha già chiuso la partita con la condanna dei due unici colpevoli. Ma tra le vittime collaterali del massacro c’è anche chi, da anni, contrasta l’esito processuale allineandosi alla difesa e ritiene che ci si trovi davanti a un clamoroso errore giudiziario: Azouz Marzouk. Marito e padre di due delle persone assassinate quella notte d’inverno, Raffaella e Youssef, è convinto che Rosa Bazzi e Olindo Romano siano innocenti e che i killer della sua famiglia siano fuori dal carcere. Sarà in aula anche lui, sicuro che la revisione del processo sia una occasione di rivincita e di apertura verso una verità mai svelata.