Donald Trump di nuovo in tribunale. Questa volta per difendersi dall’accusa di falsificazione dei documenti riguardanti i presunti pagamenti in denaro (130mila dollari) alla pornostar Stormy Daniels nel 2016, alla vigilia delle presidenziali, per comprare il suo silenzio sulla loro relazione (che Trump nega), risalente al 2006.
Ieri nell’aula di Manhattan l’udienza è stata dedicata unicamente alla scelta dei membri della giuria, ma Trump ha attaccato il giudice Alvin Bragg per averlo escluso dal dibattito davanti alla Corte Suprema sull’immunità presidenziale previsto per settimana prossima. “È un attacco all’America”, ha detto ieri l’ex presidente.
La sentenza potrebbe arrivare prima del voto di novembre. Ma sul piano politico il fronte che si apre, più importante forse di quello giudiziario, è un altro. “Il referendum sull’aborto farà perdere le elezioni a Trump” ci dice Chris Foster, investitore.
Nel febbraio scorso Foster aveva preconizzato la battaglia referendaria, ma con una sceneggiatura diversa, a cominciare dalla repubblicana Nikki Haley come candidata del partito unico dem-GOP destinata a sostituire un Biden non all’altezza di un lungo, lunghissimo match elettorale con Trump. Era necessario aggiornare il quadro.
Foster, non c’è al momento un’alternativa a Biden sul lato democratico. I fatti sembrano smentire le sue previsioni.
Mi aspettavo due eventi: uno legato a Trump, per esempio un vero scandalo fiscale o un peggioramento della sua posizione giudiziaria riguardo ai fatti del 6 gennaio 2021, e un altro legato allo stato di salute di Biden, che avrebbe costretto i dems a un cambio di candidato. La sostanza, invece, non cambia molto.
Vale a dire?
Il partito unico ha ora come obiettivo ancora più esplicito quello di minare alla base le possibilità di vittoria di Trump.
Eppure la maggioranza dei sondaggi danno Trump in vantaggio anche negli swing states.
Innanzitutto, non darei per scontato ancora al 100% che Biden affronterà DJT (Donald Trump). Potrebbero effettivamente succedere eventi legati alla sua salute tali da rendere ancora più evidente ciò che è evidente a tutti, e cioè che JB (Joe Biden) non è il commander in chief. Non è in grado di gestire ora un possibile aumento della complessità geopolitica e lo sarà ancora meno nei prossimi anni.
E poi?
Lei citava sondaggi, ma io non credo ai sondaggi in USA. Non sono mai stati affidabili. Se non possiamo credere nemmeno ai principali dati economici che guidano i mercati, come possiamo affidarci a sondaggi finanziati da media schierati o da istituti di ricerca su mandato dell’uno e dell’altro partito? E poi negli swing states la differenza può essere fatta da qualche migliaio di voti o dalle procedure elettorali stesse.
Secondo lei com’è la situazione in quegli Stati?
Per stimare i risultati dei 6 swing states (Arizona, Georgia, Pennsylvania, Michigan, Nevada, Wisconsin, nda) serve un oracolo, piuttosto che una survey. I sondaggi “partisan” hanno sempre un obiettivo, che sia incoraggiare i donatori o spingere i vertici dei partiti a cambiare strategia o anche a creare una certa complacency da un lato o dall’altro.
Quindi dove si decide l’elezione?
Si decide, e forse mi ripeto, sulla capacità di portare la gente indecisa alle urne e a fare votare dal “lato giusto” gli indecisi, le minoranze che hanno tassi di voto molto bassi.
Mi sta dicendo una cosa di buon senso, applicabile ovunque si voti, almeno in Occidente.
Sì, certo, ma gli eventi degli ultimi 15-10 anni in USA hanno portato all’estremo questo aspetto. Obama ha vinto grazie alla mobilitazione delle minoranze black e dei latinos, non grazie al suo partito. Trump ha vinto contro le aspettative di tutti perché ha creato un forte senso di appartenenza e un altissimo turnout (partecipazione al voto, nda). E soprattutto, la sua sfidante Hillary Clinton non è riuscita a spingere al voto le minoranze come aveva fatto Obama.
Torniamo alle elezioni 2024. Come si fa a spingere la gente al voto?
Servono soldi e spirito movimentista. Al momento questo spirito è presente sul lato DJT ma totalmente assente sul lato Biden, a parte le patetiche grida di dolore e preoccupazione che vengono dalla community dello show business.
Quindi Trump ha buone chances di battere Biden, seguendo il suo ragionamento.
A mio parere siamo vicini al 50% e non di più. I soldi arriveranno a valanga sul candidato dem con una proporzione che sarà probabilmente di 4 a 1. Non si è mai vista un’elezione USA vinta da un candidato senza grandi donors, soprattutto se i media sono al 90% schierati dal lato opposto. Il gruppo che controlla Fox News (Rupert Murdoch, nda) si è dimostrato abbastanza freddo con Trump quest’anno, ma la mia impressione è che si rimetterà lentamente in linea con DJT nei prossimi mesi, e vedo già molti segnali in questa direzione. Al contrario, anche il Wall Street Journal si sta esponendo sempre di più per la causa e i valori liberal democratici, apertamente anti-Trump. Cose folli per il giornale che supportava Reagan e la Thatcher!
Quindi media contro DJT eccetto Fox News. E i soldi?
Problema serissimo. Non bisogna dimenticare che i soldi funzionano in vari modi. Non solo per fare pubblicità a favore del candidato, ma anche come potente “signalling effect” volto a creare credibilità presso la classe dirigente e imprenditoriale.
Cosa significa?
Concretamente, bisogna dimostrare ai possibili donors che altri donors di grande livello si stanno accodando alla campagna di fundraising. È un meccanismo molto americano, frequente anche in campo finanziario. Oggi i donors di DJT sono relativamente piccoli e poco visibili in quanto per molti imprenditori esporsi a favore di DJT può avere conseguenze gravissime sul lato business, dall’accesso al credito bancario delle grandi banche a campagne di boicottaggio dei propri prodotti alimentate dai media.
Ci fa un esempio, magari relativo al mondo delle big corporations?
Per Google, Youtube, Instagram, Facebook, X la pubblicità online è alla base del business model, come per le aziende di consumo è ormai il canale principale di advertising. Ora prendiamo Elon Musk: ha preso il controllo di Twitter e si è esposto in favore del free speech e di conseguenza contro le procedure apertamente censorie degli altri colossi del web, in particolare le società citate, appartenenti ad Alphabet e Meta. Lo shitstorm (tempesta di m…., nda) generato da un profilo non allineato come Musk è esemplare: advocacy groups finanziati dai soliti noti si sono coordinati con aziende fortemente schierate – Disney, Apple, NBC, Axios, Warner Bros, IBM, WalMart e decine di altri nomi top – e non solo per boicottare X.
Cosa succederà?
Mi aspetto continui attacchi non solo a X, anche a Tesla. Ma X rimane il grande problema globale per la gestione dei flussi di informazione, e le azioni di boicottaggio e sabotaggio aumenteranno.
Con quali conseguenze?
Finora il danno è stato enorme e solo un pazzo miliardario come Musk potrebbe decidere di rimanere sul mercato e continuare a finanziare una società che si è auto-ridotta del 50 o 60% gli introiti pubblicitari. Quindi Musk rimane al centro della campagna elettorale e avrà una qualche influenza a favore di DJT, anche se non è paragonabile con la campagna stellare che Meta e Alphabet stanno preparando. E si aprono nuovi fronti.
Ci dica.
Il tema dell’aborto sarà del tutto centrale e sarà a mio parere la vera arma nucleare della campagna elettorale. Sta esplodendo in questi giorni… vedremo gli amplificatori in azione h 24.
Quali sono le strategie? Trump ha detto: abbiamo restituito la parola agli Stati. La sua, di fatto, è una non-strategia. E i dems?
I dems devono riuscire a creare un spirito trasversale movimentista per accendere gli animi di una popolazione democratica abbastanza delusa da quattro anni di Biden: politica estera, temi sociali, esplosione dell’inflazione, eccetera. Bisogna far votare più donne possibili, giovani, minoranze. Il tema che si presta alla perfezione per una campagna assordante e a 360 gradi è proprio quello dell’aborto.
L’ambientalismo non basta?
L’ambientalismo ideologico sta perdendo sempre più consensi nella mid-lower middle class e tra le minoranze etniche; allo stesso tempo le stesse minoranze etniche sembra che si stiano posizionando in modo molto tiepido rispetto alle precedenti elezioni e in molti Stati questo potrebbe fare la differenza.
Quando interessa la politica estera agli americani? Soprattutto a quelli che non hanno una manifesta passione politica.
Tema complesso. L’esplicito supporto a Israele nella sua azione militare a Gaza ha avuto un impatto a dir poco inaspettato e in un certo senso devastante per le aspettative che i dems avevano in termini di supporto da parte della popolazione di fede musulmana, quasi sempre al 100% schierata sul lato dems. Mie fonti suggeriscono che la diplomazia di Biden sta lavorando incessantemente con il frammentato mondo musulmano in USA i cui leaders sembrano orientati a togliere il voto al Partito democratico.
Sappiamo che in Stati come il Michigan questo fattore può ribaltare il risultato finale.
Esatto. E infatti penso che tutti abbiano notato nelle ultime settimane un deciso cambio di tono da parte dell’amministrazione Biden su questo tema. Anche all’interno dei dems la frattura è evidente e infatti i toni stanno cambiando, con il rischio di compromettere una parte del fundraising legato a imprenditori, bankers e personalità di grandissima visibilità di origine ebrea.
Interessante, ma ci spieghi perché l’aborto più di Gaza potrebbe essere la chiave di lettura delle elezioni 2024.
Innanzi tutto il tema si allinea con il trend, che ha avuto un’accelerazione impressionante negli ultimi 15 anni: classi sociali educated e soprattutto benestanti sono diventate sempre più ampiamente a favore dei valori liberal in voga, dall’ambientalismo all’ESG investing, fino all’aperto supporto alle varie forme di presenza e propaganda LGBTQ+ e ovviamente a un approccio piuttosto estremo al diritto di aborto. Soprattutto negli Stati sulle coste a controllo democratico. Sul fronte femminile, si stanno aprendo spaccature evidenti anche tra i sostenitori del Partito repubblicano ed è questo il punto importante: chiamare le donne di ambedue gli schieramenti a un referendum sull’aborto.
Quali sono gli indizi che si prepara questo scenario?
Diversi eventi hanno riacceso gli animi negli ultimi due anni, dalla decisione della Corte Suprema USA su Roe vs Wade (2022) fino alla recente decisione della Corte Suprema dell’Arizona di azzerare la legislazione vigente a favore dell’aborto, che in assenza di nuova legislazione riporta la base legale a un articolo di legge del 1864. L’Arizona è uno swing state… e scommetterei che sarà quasi un quartier generale della campagna dem, proprio per amplificare questo fronte così “controversial”. A riprova che il tema è decisivo, vediamo tutte le donne più in vista del Partito democratico fare a gara per esporsi sui media. Gretchen Whitmer in primis, governatrice del Michigan, che ha ormai una visibilità giornaliera pari a quella di Kamala Harris. Questo suggerisce che non tutti i giochi sono fatti per le poltrone chiave a Washington.
Dunque il voto di novembre…
Sarà un referendum e a mio parere verrà vinto dal lato “pro abortion”.
A questo punto, a sette mesi dalle elezioni, crede ancora che Biden non sfiderà Trump?
Farò mea culpa dopo l’estate, ma a questo punto, mese dopo mese, diventa sempre più ingestibile un cambio di rotta per rimpiazzare JB. Si dice che Gavin Newsom ora passi più tempo a Washington DC che in California e che si stia preparando per una “emergenza”, ma avrebbe meno chances di Biden. Il punto vero che tutti sanno è che Biden non è in grado di affrontare un dibattito televisivo.
Cosa dobbiamo osservare per capire cosa sta succedendo veramente, senza affidarci solo alla stampa e ai social media?
Innanzitutto immaginare che il partito unico americano e lo sbiadito fratello minore europeo, PSE più PPE più Macron, useranno qualsiasi mezzo per impedire l’evento “catastrofico” per la civiltà occidentale. Tra i mezzi non escluderei nulla. Quindi leggerei anche la gestione delle tensioni internazionali in chiave elettorale, da ora in poi. Poi terrei d’occhio la tendenza del fundrasing di Trump. Se i dati si confermano molto negativi nei prossimi due mesi, direi che è la prova che i grandi donors che hanno sostenuto Haley hanno deciso di giocare sul lato Biden. E contro i soldi e i media nemmeno Trump può vincere.
(Federico Ferraù)
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.