In una fase storica caratterizzata da choc sempre più frequenti e da una incertezza crescente, servono più che mai buone politiche, perché queste definiscono il futuro dell’economia mondiale. A dichiararlo è Kristalina Georgieva, confermata per il secondo mandato come direttrice generale del Fondo monetario internazionale (Fmi). Ne ha parlato nel corso del suo intervento al Consiglio Atlantico, analizzando quanto accaduto negli ultimi anni. Nel World Economic Outlook si segnala «che la crescita globale è marginalmente più forte grazie alla robusta attività negli Stati Uniti e in molte economie dei mercati emergenti». A pesare sono i consumi delle famiglie, gli investimenti delle imprese e il calo dell’inflazione. L’economia mondiale sta tenendo grazie alla solidità dei mercati del lavoro e dall’espansione della forza lavoro, dovuta in parte all’immigrazione, soprattutto nei Paesi che hanno la popolazione più “anziana”. Un quadro roseo? Nient’affatto.
«Ci sono ancora molte cose di cui preoccuparsi», avverte Kristalina Georgieva, che nel suo discorso ha evidenziato le difficoltà crescenti nel contesto globale, a partire dalle «tensioni geopolitiche» che «aumentano il rischio di frammentazione dell’economia mondiale». La realtà, che la direttrice dell’FMI definisce «triste», è che «l’attività economica globale è debole rispetto agli standard storici» e «le prospettive di crescita sono rallentate dalla crisi finanziaria globale». Inoltre, il problema dell’inflazione è tutt’altro che risolto e bisogna pur tener conto che il debito sta salendo, mettendo in difficoltà le finanze pubbliche di molti Paesi. Ma Georgieva non dimentica neppure le «cicatrici della pandemia» Covid. Anzi, a tal proposito segnala che dal 2020 è stata registrata una perdita di produzione globale di circa 3.300 miliardi di dollari, «con costi che ricadono in modo sproporzionato sui Paesi più vulnerabili».
“BISOGNA AFFRONTARE CON DECISIONE INFLAZIONE E DEBITO”
Kristalina Georgieva nel suo discorso ha evidenziato come stiano aumentando le divergenze tra le varie nazioni. Ad esempio, se si tiene conto delle economie più avanzate, gli Usa «hanno registrato la ripresa più forte, grazie alla crescita della produttività». Invece, nella zona euro «la ripresa dell’attività è molto più graduale e riflette gli effetti persistenti dei prezzi elevati dell’energia e della crescita più debole della produttività». Per quanto riguarda le economie emergenti, la direttrice del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) segnala i progressi di Indonesia e India. «Ma la divergenza più evidente riguarda i Paesi a basso reddito, che hanno subito le conseguenze più gravi. Tra queste nazioni, le economie fragili e colpite da conflitti stanno sopportando il peso maggiore». C’è una causa principale, cioè il rallentamento significativo e su larga scala della produttività.
Un fenomeno, ha aggiunto nel suo discorso all’Atlantic Council, che «è responsabile di oltre la metà del rallentamento della crescita nelle economie avanzate ed emergenti e di quasi tutto il rallentamento nei Paesi a basso reddito». Alla luce di tutto ciò, le previsioni di crescita globale a medio termine dell’FMI restano al di sotto della media storica, di poco sopra il 3%. «Senza una correzione di rotta, ci stiamo effettivamente dirigendo verso “i tiepidi vent’anni”, un decennio lento e deludente». Kristalina Georgieva ha invitato i politici a compiere scelte, anche difficili. Questo vuol dire «affrontare con decisione l’inflazione e il debito e promuovere la trasformazione economica per aumentare la produttività, l’inclusione e la crescita sostenibile». Ma chiede anche di stabilizzare i prezzi, compito che spetta alle banche centrali tagliando i tassi di interesse.
LE POLITICHE SULLE TASSE E LA CRESCITA
Le buone politiche possono abbassare l’inflazione. Lo si è visto negli ultimi mesi con una tendenza che secondo Kristalina Georgieva troverà conferma quest’anno, «creando le condizioni perché le principali banche centrali delle economie avanzate inizino a tagliare i tassi nella seconda metà dell’anno». Per la direttrice generale del Fondo Monetario Internazionale (FMI) i politici non devono correre di fronte alle richieste di riduzione anticipata dei tassi di interesse, perché «un allentamento prematuro potrebbe riservare nuove sorprese in termini di inflazione, rendendo necessaria un’ulteriore stretta monetaria». D’altra parte, non possono neppure essere troppo lenti, perché «ritardare troppo potrebbe gettare acqua sul fuoco dell’attività economica». Georgieva nel suo discorso all’Atlantic Council ha chiesto la “ricostruzione” degli ammortizzatori fiscali. C’è poi la questione del debito.
«Raccomandiamo di concentrarsi maggiormente sulla chiusura delle scappatoie fiscali, sul rafforzamento della riscossione delle tasse e sul miglioramento della qualità della spesa pubblica. La solidità fiscale consente ai Paesi di sostenere le fasce più vulnerabili della società e di investire in un futuro migliore», queste le indicazioni principali ai Paesi, a cui Georgieva chiede politiche per rilanciare la crescita, importante non solo per migliorare il tenore di vita, ma anche per rinforzare la resilienza economica. L’ultimo punto che la direttrice dell’FMI ha affrontato nel suo intervento è la cooperazione sulle politiche, ritenuta fondamentale a livello globale. «In un mondo in rapida evoluzione e sempre più turbolento, riunire i Paesi per affrontare le sfide e perseguire le opportunità è più importante che mai».