Se il calcio è considerato quasi al pari di un culto pagano, buona parte dei meriti sono da ascrivere agli interpreti; ovvero coloro che, destreggiandosi sul rettangolo di gioco, sono capaci di regalare emozioni ineguagliabili. Nel contesto italiano, tra le stelle del firmamento sportivo brilla quella di Marco Tardelli; 10 anni alla Juventus, poi Torino e Inter, ma soprattutto in Nazionale l’ex calciatore ha conosciuto le sue più grandi soddisfazioni sportive, complice la vittoria dei Mondiali in Spagna nel 1982.
Marco Tardelli, come buona parte di coloro che riescono a coronare un sogno, deve molto ai suoi genitori; anche se agli albori della sua carriera la preoccupazione da parte loro era per una carriera diversa da quella del calciatore. “Quando siamo arrivati in cima al mondo ho dimostrato che avevo ragione a insistere, anche quando i miei genitori non volevano che giocassi. Allora il sogno era il posto fisso, per mio padre” – raccontò Marco Tardelli, intervistato da Libero – “Mia madre era preoccupata che non ce la facessi perchè ero troppo magro; sperava nella mia testa più che nel fisico, mi voleva intellettuale”.
Marco Tardelli racconta i genitori: “Mio padre era un comunista cattolico, mia madre…”
La preoccupazione dei genitori di Marco Tardelli era lecita, considerando anche le origini umili e il sogno di vedere il proprio figlio realizzato. Suo padre Domenico – come racconta il Corriere della Sera – era un operaio dell’Anas mentre sua madre era una casalinga. “Io ero di sinistra, non ho mai cambiato idea. Mio padre era un operaio che poi però si era staccato dal partito a seguito di alcune riunioni con i vertici perché non ci credeva più. Lui era un comunista cattolico, io sempre e solo comunista”.
Una volta realizzato il sogno di diventare calciatore a livelli importanti, Marco Tardelli ha chiaramente aiutato i suoi genitori dal punto di vista economico. Un doveroso gesto di ringraziamento per il supporto costante ricevuto e per la sana e corretta educazione ricevuta, sempre condita dall’affetto.