Chiuse le polemiche sul Ramadan che ci hanno accompagnati per tutto il mese di marzo e parte di aprile, si riaccendono gli animi dopo che una scuola di Merate (vicino a Lecco) ha proposto agli studenti di cantare una versione modificata dell’Inno di Mameli, bandiera sonora del nostro paese composta nel 1847 poco prima della guerra contro l’impero austriaco. A rendere nota la vicenda sono stati alcuni genitori che, proprio in questi giorni, ha ricevuto la circolare con tutti i testi che i giovani di Merate dovranno interpretare il 24 aprile, in vista della Festa della liberazione del giorno dopo, tra l’Inno di Mameli, ‘Oltre il ponte‘ dei Modena City Ramblers (con un testo di Calvino), ‘La tua libertà‘ di Guccini ed, infine, la celebre ‘Bella ciao‘.
A far storcere il naso dei genitori, però, è stato il famosissimo testo di Goffredo Mameli e Michele Novaro, che al posto della frase “Stringiamci a coorte, siam pronti alla morte” riportava (e riporta tutt’ora) “siam pronti alla vita“. Un vero e proprio “sacrilegio“, secondo il deputato di Fratelli d’Italia Giacomo Zamperini, che facendosi voce politica del lamento dei genitori, ha interpellato il sottosegretario all’istruzione Paola Frassinetti, invitandola ad indagare sulla modifica a quell’Inno scritto oltre poco meno di 200 anni fa da Mameli in un contesto storico completamente diverso.
I docenti della scuola di Merate: “Nessun intento politico nella modifica all’Inno di Mameli”
E mentre la polemica impazza in ogni parte del paese, e soprattutto ovviamente a Merate, la dirigenza della scuola non sembra intenzionata a dar seguito alle richieste di ripristinare le parole giuste dell’Inno di Mameli, ribadendo peraltro che la versione modificata è la stessa “cantata dai bambini del Piccolo Coro di Milano nel 2015 in occasione della cerimonia ufficiale di inaugurazione dell’EXPO“, alla presenza dell’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, accolta con gran fragore dal pubblico e senza nessun commento negativo.
Inoltre, i docenti hanno spiegato che non vi è alcuna “connotazione politica” nella scelta di cambiare le parole di Mameli, così come nessun pretende di “modificare l’Inno nazionale”; ma vorrebbe essere “un messaggio educativo universale, un’esortazione all’impegno sociale e civico” e uno sguardo “di speranza nel futuro”. Per porre fine alle polemiche i docenti, con una lunga lettera, hanno interpellato il presidente della Repubblica, inviandolo a “fare luce sulla legittimità delle scelte in atto nel nostro istituto” con “la saggezza delle sue parole”.