LA RINASCITA DELL’EUROPA E IL CRISTIANESIMO: LA “VISIONE” DEL FILOSOFO JULLIEN
François Jullien è un filosofo “sui generis”: ellenista francese originale, dalla vasta cultura personale eppure anche molto “pratico”, molto “politico”, convinto che il cristianesimo sia l’unico elemento della storia umana in grado di generare un’autentica speranza per il destino di ogni singolo individuo. Ma la sua convinzione viene verificata nella “carne” del dubbio e della messa in critica: così si ritrova a raccontare al quotidiano “Avvenire” la sua “visione” su cosa possa sconvolgere l’Europa dal suo torpore, dalla sua indifferenza quasi apatica verso tutto ciò che conta davvero.
«Oggi viviamo in Europa un periodo cupo, un periodo senza tenacia, senza tonos, direbbero i greci», racconta Jullien al giornale dei vescovi intervenuto giovedì sera in un incontro al Teatro Olimpico di Vicenza. L’Europa di oggi è una specie di ripiego “mortifero” da cui doversi scrollare di dosso «la cupezza imperante nell’Europa di oggi per intraprendere un nuovo inizio, per ricominciare con la storia. E il messaggio cristiano offre le risorse senza cui l’Europa non potrebbe esserci». Il cristianesimo è al centro di ciò che ha reso l’Europa ciò che è oggi e non è (solo) una questione di fede: «Non assumersi la responsabilità della questione del cristianesimo, oggi, è un handicap per l’Europa. Evitare di porla nuoce alla costruzione dell’Europa e la smobilita. Se non la pone è perché non sa cosa fare con Cristo, con il cristianesimo».
JULLIEN: “LA NASCITA DI CRISTO ‘CREA’ IL RAPPORTO CON L’ALTRO”
Per spiegare dunque perché solo il cristianesimo può «far rinascere l’Europa», l’analisi di Jullien parte dal contrasto sempre esistito alle origini del Vecchio Continente tra fede e ateismo, come vivevano i greci: «Questo conflitto è stato il cuore pulsante dell’Europa. Quando è stata annunciata la morte di Dio era ancora un evento, ma oggi l’indifferenza non è un evento ma un evitamento, e credo che questo, senza che ce ne accorgiamo, stia nuocendo all’ascesa dell’Europa».
Parlando della “de-coincidenza” – ovvero lo sganciarsi dalla coincidenza col pensiero stabilito – il filosofo francese punta tutto sulla figura umana e divina del Cristo che muore sulla croce e risorge: «Con il cristianesimo si pensa all’irrompere di qualcosa che distingue un prima da un dopo, che fa nascere il radicalmente nuovo». La nascita del Figlio di Dio ha generato, secondo Jullien, l’idea della soggettività infinita che “permette” un vero rapporto con l’alterità: «il più profondo di me è il rapporto all’altro, la condivisione con l’altro, l’essere nell’altro». Secondo il filosofo francese, questo pensiero europeo è stato fecondato dalla tradizione cristiana ed è per questo motivo che servirebbe il cristianesimo vero per «rilanciare l’Europa».