Una crescente mole di dati epidemiologici, clinici e sperimentali indica l’esistenza di differenze rilevanti nell’insorgenza, nella progressione e nelle manifestazioni cliniche delle malattie comuni a uomini e donne. Tutto questo indica quanto sia importante tenere conto delle differenze “sesso e/o genere dipendenti” per tutti e a tutte le età. L’OMS ha introdotto il concetto di “medicina di genere” definendolo come lo studio dell’influenza delle differenze biologiche (definite dal sesso) e socio-economiche e culturali (definite dal genere) sullo stato di salute e di malattia di ogni persona.
Ieri si celebrava in Italia la Giornata nazionale della salute della donna, istituita nel giugno 2015; ma solo nel 22 dicembre 2017 venne approvata una legge in cui si parla per la prima volta di medicina di genere. Una legge che garantisce che la medicina sia orientata al genere in tutte le sue applicazioni sia nella sperimentazione clinica dei farmaci (art. 1), sia lungo tutto l’arco del percorso clinico (art. 3). La legge parte dal presupposto che riconoscere le differenze di sesso e di genere nella ricerca, prevenzione, diagnosi e cura rappresenti una chiara evoluzione nei processi di diagnosi e cura. Un punto fermo per garantire equità e appropriatezza dell’assistenza, nel pieno rispetto del diritto alla salute, previsto dall’articolo 32 della Costituzione.
Poco dopo la pubblicazione della legge, il 13 giugno 2019, il Ministro della Salute approvò il Piano per l’applicazione e la diffusione della medicina di genere sul territorio nazionale firmando il decreto attuativo relativo alla Legge 3/2018. Sebbene l’interesse per la medicina di genere si stia diffondendo in tutto il mondo, con l’approvazione di questa legge l’Italia è stata il primo Paese in Europa a formalizzare l’inserimento del concetto di “genere” in medicina, indispensabile a garantire ad ogni persona la cura migliore, rispettando le differenze e arrivando a una effettiva “personalizzazione delle terapie”. Un passaggio chiave che presuppone un chiaro riferimento al pensiero della differenza in fatto di sesso e genere.
L’articolo 3 di questa legge, “Applicazione e la diffusione della medicina di genere nel Servizio sanitario nazionale”, richiede come conseguenza diretta la predisposizione di “un Piano volto alla diffusione della medicina di genere mediante divulgazione, formazione e indicazione di pratiche sanitarie che nella ricerca, nella prevenzione, nella diagnosi e nella cura tengano conto delle differenze derivanti dal genere…”. Il Piano esplicita una serie di principi generali che prevedono un approccio interdisciplinare per garantire l’appropriatezza della ricerca, della prevenzione, della diagnosi e della cura basata sulle differenze di genere; chiede che l’insegnamento della medicina di genere sia diffuso ai diversi livelli di formazione e di aggiornamento per il personale medico e sanitario e sostiene la necessità dell’informazione pubblica nei temi che riguardano la salute e la gestione delle malattie in un’ottica di differenza di genere.
Obiettivo fondamentale del Piano è includere in tutte le aree mediche una nuova “dimensione” basata sulle differenze di sesso e/o genere, non solo in termini biologici e clinici, ma anche culturali e socio-psicologici, con lo scopo di migliorare la salute di tutti attraverso una medicina realmente personalizzata, auspicabilmente più efficace ed economica. In questo spirito le amministrazioni pubbliche, in collaborazione con le diverse associazioni di volontariato, oggi hanno promosso una serie di iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema del benessere della donna, affrontando temi rilevanti come il percorso nascita, la vita sessuale e riproduttiva, la prevenzione e la promozione della salute, la violenza e la ricerca di genere. La promozione della salute della donna interessa infatti tutte le fasi della vita, dall’adolescenza all’età adulta, dalla maternità alla menopausa.
Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha voluto celebrare la Giornata della salute della donna puntando in particolare sullo screening del tumore del seno, che in Italia rappresenta un modello d’eccellenza dal momento che l’Italia ha un tasso di riduzione della mortalità per neoplasia alla mammella superiore alla media europea. Tra i temi da lui affrontati c’è stata anche la tutela della fertilità. “La promozione della salute della donna – ha sottolineato il ministro – è una priorità che ci vede impegnati anche attraverso i lavori del Tavolo tecnico sugli stili di vita per favorire la fertilità al quale partecipano autorevoli rappresentanti del mondo scientifico”.
Le politiche demografiche in un Paese a crescita zero passano anche attraverso la tutela della fertilità nella donna, senza escludere la necessaria tutela della fertilità maschile. Riconoscere le specificità della donna è essenziale per delineare programmi e azioni, per organizzare l’offerta dei servizi, per indirizzare la ricerca, per analizzare i dati statistici. In questo contesto, le nuove tecnologie, compresa l’Intelligenza Artificiale, possono aprire prospettive enormi, dando impulso ad un approccio medico sempre più personalizzato e orientato alla centralità della persona. Un approccio in cui la cultura della differenza diventa un prerequisito essenziale per un’effettiva attuazione della medicina personalizzata, a cominciare dalla distinzione uomo-donna.
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