RIFORMA PENSIONI, I DATI SU OPZIONE DONNA
L’ulteriore stretta operata su Opzione donna nella scorsa Legge di bilancio comincia a far sentire i suoi effetti. In base ai dati diffusi ieri dall’Inps, infatti, nell’intero 2023 sono state 11.514 le pensioni liquidate a seguito di domanda di utilizzo di questa forma di pensionamento anticipato, che è stata resa particolarmente interessante, nonostante preveda il ricalcolo contributivo pieno, dopo il varo della Legge Fornero, mentre nei primi tre mesi del 2024 il numero si è ridotto a 1.276. A tenere questo ritmo, quindi, c’è il rischio di arrivare a circa 5.000 pensioni liquidate in tutto l’anno, sostanzialmente meno della metà rispetto all’anno precedente. E dire che si ipotizza che Opzione donna possa non essere prorogata l’anno prossimo.
LE PAROLE DI GIOVANNI MAGGI
Se da un lato questo potrebbe essere anche giustificato dallo scorso ricorso che ne viene fatto è pur vero che proprio il basso numero di pensioni liquidate comporta un minor esborso per le casse dello Stato e dunque prorogare l’attuale Opzione donna potrebbe essere un’operazione fattibile, considerando la copertura finanziaria limitata che occorrerebbe garantire. Intanto Assofondipensione, l’associazione che rappresenta i fondi pensione negoziali, attraverso il suo Presidente Giovanni Maggi, propone di rimodulare la fiscalità di vantaggio che permette di non sottoporre a tassazione i rendimenti degli investimenti effettuati in imprese italiane in modo da incentivare l’investimento dei fondi pensione in attività private del nostro Paese, con evidenti vantaggi per l’economia.
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