Due anni è il tempo che l’Ue ha fissato affinché i paesi membri adottino la nuova direttiva sulle case green e mentre il governo inizia a fare i conti con le nuove regolamentazioni (pur promettendo di continuare a battersi per farle stralciare, specialmente dopo la formazione del nuovo Consiglio il prossimo giugno), interviene anche BankItalia. L’Istituto bancario italiano, infatti, ha pubblicato un lungo articolo di riflessioni sulle misure che il governo dovrebbe adottare per accompagnare le future (e ormai necessarie) ristrutturazioni green alle tante case che nel Bel Paese eccedono i limiti europei.
Partendo dai punti forse più ovvi e tecnici delle osservazioni, nel documento (visionato e citato dal quotidiano La Verità) si fa riferimento a tutti quei finanziamenti statali che abbiamo imparato a conoscere con il Superbonus, tra sconti diretti, detrazioni e crediti d’imposta: secondo le ipotesi di BankItalia però (proprio per evitare un nuovo 110%) le agevolazioni dovrebbero tener conto del risparmio energetico che si vuole ottenere, degli effettivi costi totali e (soprattutto) delle “caratteristiche reddituali e patrimoniali” dei beneficiari.
La proposta di BankItalia: “Per le case green meno sussidi, più tasse e affitti vietati”
Il documenti, poi, si spinge oltre alle semplici osservazioni di tipo tecnico e suggerisce dove ricavare tutta quell’enorme mole di fondi necessari: l’idea è di identificare delle fonti di reddito “da selezionati tagli ai sussidi ambientali dannosi”, scrive BankItalia, “e dall’introduzione di un sistema di carbon pricing“. In altre parole (più semplici e dirette) per finanziare la direttiva sulle case green servono più tasse e meno sussidi, per poi introdurre nuovi sussidi, ma più rispettosi dell’ambiente. Infine, quasi tra le ultime righe del documento, BankItalia suggerisce anche di valutare l’ipotesi “di concedere incentivi fiscali rafforzati” per i proprietari di “abitazioni in affitto” che raggiungono “determinati livelli di EE” oppure (e qui viene il bello) di “subordinare la locazione al rispetto di standard minimi“.
Sconcertato Giorgio Spaziani Testa (numero 1 di Confedilizia) che riferendosi al documenti sulle case green ricorda che “siamo stati noi a segnalare la presenza del divieto di vendere e locale immobili privi di specifiche caratteristiche energetiche”: sarebbe, in tal senso, un controsenso che “l’idea liberticida partorita dai funzionari della Commissione europea” venga “riesumata in uno studio della nostra BankItalia”. Non ci vuole molto, infatti, a capire che il proprietario di una casa ‘non’ green, a fronte di un divieto di locazione per il mancato rispetto dei dettami Ue e dei soldi (materiali) per ristrutturare l’immobile, sceglierà di non affittarlo. A discapito di chi? Non della Commissione o delle regole, ma ovviamente di chi una casa non ce l’ha e preferirebbe sicuramente vivere in una inefficiente classe energetica G, piuttosto ché (come auspica BankItalia) sotto un ponte.