Le gravidanze per altri crescono in Ucraina, nonostante la guerra scatenata dalla Russia con l’invasione. Le richieste di utero in affitto aumentano, probabilmente anche perché si tratta di uno dei pochi paesi al mondo dove la Gpa è legale, mentre ce ne sono altri dove non è regolata o se lo è prevede una forma “solidale”, quindi senza alcun compenso economico per le gestanti. Ne parla il Domani, in un’inchiesta giornalistica che riporta le testimonianze di alcune coppie per le quali la maternità surrogata rappresenta l’unica e ultima speranza di diventare genitori. L’Ucraina viene prescelta anche per i costi della procedura, che sono molto più bassi di quelli che servono per la maternità surrogata in Usa, dove si arrivano a spendere fino a 100-200mila dollari, mentre nei centri ucraini la spesa è in media di 30-50mila dollari, di cui 20mila circa finiscono alle gestanti. Una somma considerevole se si tiene conto del fatto che in Ucraina lo stipendio annuo lordo in media si aggira sui 5mila dollari.
La questione non è solo economica, perché anche la qualità del servizio è superiore rispetto a strutture che si trovano nei paesi vicini. Inevitabilmente, però, la guerra ha complicato il lavoro e incrementato le difficoltà per le cliniche in Ucraina, alcune delle quali hanno fermato le loro attività temporaneamente. Ad esempio, Susan Kersch-Kibler, fondatrice e direttrice di Delivering Dreams International Surrogacy Agency, ha confermato al Domani che subito dopo l’invasione russa, molte cliniche si sono fermate per qualche mese o hanno trasferito le gestanti nelle zone più lontane dalle zone del conflitto, mentre altre hanno chiuso per sempre. In questi ultimi casi, ci sono state gestanti a cui è stato consigliato di abortire, ma hanno potuto contare sull’aiuto di una rete che ha trovato per loro una soluzione.
“IN UCRAINA SERVE REGOLAMENTAZIONE PIÙ SEVERA”
La situazione è migliorata dalla fine del 2022, quando la richiesta dall’estero è tornata a salire, infatti alcuni centri dall’anno scorso si registrano mensilmente il doppio delle procedure rispetto a quanto accadeva prima dello scoppio del conflitto in Ucraina. Kersch–Kibler al Domani ha spiegato perché ciò è possibile nonostante la guerra in corso: in primis, vengono cercate gestiti che vivono nell’area occidentale, in particolare in campagna; in secondo luogo, i costi per materiali medici e test sono cresciuti per l’inflazione, anche se la fornitura non è mai andata in crisi; per il blocco aereo, i materiali genetici ora vengono portati in macchina dalla Polonia. Ci sono altre cliniche per le quali il problema è trovare nuove gestanti a fronte della crescente richiesta. Questo è il caso di BioTexCom, che è peraltro la principale clinica di maternità surrogata in Ucraina. Siccome molte donne si sono trasferite all’estero, causando una carenza nel numero di gestanti e donatrici di ovuli.
Dall’inizio della guerra in Ucraina alla fine del 2023, oltre mille bambini sono nati con l’utero in affitto, di cui circa 600 grazie alla BioTexCom di Kiev. Ma non può essere trascurata la questione delle regole: sebbene dal 2002 ci sia il Codice della famiglia ad autorizzare la gestazione per altri (Gpa), non sono chiariti diritti e doveri di genitori e gestanti, quindi queste ultime non possono contare sulla protezione da eventuali violazioni contrattuali di cliniche e agenzie. Alla luce di tutto ciò, esperti e legali locali ritengono che la maternità surrogata vada regolamentata in Ucraina in modo più severo e di contrastare le procedure e strutture illegali.
VERSO UN GIRO D’AFFARI DI 33 MILIARDI NEL 2027
Nel frattempo, è in corso il dibattito sull’abolizione universale della maternità surrogata, su cui c’è stata a inizio aprile la Conferenza internazionale a Roma, con al centro la Dichiarazione di Casablanca, documento in cui si riporta che la Gravidanza per altri (Gpa) viola la dignità umana e contribuisce alla mercificazione delle donne e dei bambini e si mette nero su bianco l’obiettivo finale, quello di arrivare all’abolizione globale. Infatti, per gli esperti e attivisti riuniti, l’utero in affitto non è un modo alternativo per far nascere i figli, ma un modo di sfruttare il corpo di una donna, quindi siamo ben lontani dal progresso, ma di fronte a un nuovo colonialismo.
Sono stati riportati alcuni dati, come quelli relativi al giro d’affari, che nel 2022 è arrivato a 11 miliardi contro i 3,8 miliardi del 2026, con la prospettiva di arrivare a 33 miliardi nel 2027. Secondo gli esperti che si sono riuniti a Roma, le leggi nazionali sono necessarie, ma non bastano, quindi bisogna monitorare i flussi finanziari e contestare gli atti di nascita all’estero, cercando ogni forma di tutela dei bambini nati, ma ritengono che la strategia più efficace sia quella della messa al bando mondiale.
MATERNITÀ SURROGATA IN AUMENTO ANCHE IN GEORGIA
Non solo in Ucraina crescono le richieste, il fenomeno viene registrato anche in Georgia e Cipro, sebbene qui i costi siano cresciuti molto. Il prezzo medio dell’iter in Georgia oscilla da 50 a 70mila dollari. E il numero dei bambini nati con la Gestione per altri (Gpa) è raddoppiato tra il 2017 e il 2022, arrivando a 2mila l’anno. Sophie Ukleba, responsabile delle operazioni di New Life Global Network, riferisce al Domani che attualmente vengono effettuati 50-60 trasferimenti di embrioni al mese.
Il network in questione, d’altra parte, è stato accusato di essersi affidato a donne vulnerabili e di aver trasferito più embrioni nello stesso momento per aumentare le probabilità di successo della procedura, col rischio però di causare gravidanze gemellari o trigemellari, con le relative complicazioni. Ma Ukleba prende le distanze, definendo quelle accuse “infondate“, aggiungendo che potrebbero essere state fatte girare dalla concorrenza, garantendo che c’è una battaglia legale contro chi ha mosso queste accuse. In Georgia, però, si sta lavorando a un progetto di legge per vietare la gestazione per altri per fini commerciali, in modo che vi sia solo quella solidale.