Le scosse di terremoto nella zona dei Campi Flegrei e nei crateri del Vesuvio sono ricominciate nelle scorse ore e sono tornati puntuali i timori della popolazione su ciò che potrebbe accadere in un futuro prossimo, tra fenomeni sismici ed eruzioni. A mettere un freno agli allarmismi, in una intervista a Il Mattino, è stato il vulcanologo Roberto Sulpizio, il quale ha sottolineato che “la crisi del 1982-84, per certi versi simile a questa, terminò senza che succedesse niente: dopo due anni di sollevamento molto evidente e continui sciami, tutto si fermò”.
La sensazione dunque è che possa accadere lo stesso, dati i parametri coerenti. Non è possibile però escludere altri scenari. “Ogni crisi è differente. In questo caso negli ultimi due anni c’è stata sicuramente un’escalation, con aumento delle velocità di deformazione e attività sismica. Ma nell’82-84 questi parametri furono molto più intensi, poi l’energia del vulcano fu dissipata e il sistema si sgonfiò. Adesso stiamo ancora salendo: dove potremmo arrivare è difficile dirlo. Stiamo monitorando costantemente, nessun cambiamento può sfuggirci”.
Il rischio di terremoti forti nei Campi Flegrei è escluso
Anche Francesca Bianco, direttrice del Dipartimento Vulcani dell’INGV, è della stessa idea, anche se tiene in ballo lo scenario peggiore. “La caldera dei Campi Flegrei potrebbe registrare, prima o poi, una.nuova attività eruttiva. Ci auguriamo che avvenga il più tardi possibile. Ad oggi non ci sono segnali di risalita in superficie del magma, che resta lontano dai livelli di allerta”, ha precisato.
E sui continui sciami sismici: “I terremoti sono legati al bradisismo e le magnitudo restano moderate. Avvengono però a profondità superficiali, ecco perché vengono avvertiti. La scossa del 27 settembre scorso di M 4.2 è stata la più forte degli ultimi trent’anni. Non immaginiamo per il futuro terremoti di magnitudo catastrofiche, ovvero dai 6 gradi in poi. Non escludiamo i 5 gradi ma la probabilità è molto bassa”, ha concluso.