Il problema delle carceri è una «priorità assoluta» per il ministro della Giustizia Carlo Nordio, consapevole di quanto sia preoccupante l’emergenza del sovraffollamento e di cosa ci sia dietro. Infatti, nell’intervista all’Avvenire cita diverse cause: dall’insufficienza di strutture all’eccesso di custodia cautelare, ma fa anche riferimento a una «concezione essenzialmente carcerocentrica del nostro sistema penale, fondato su un codice che reca la firma di Mussolini e del Re». Il governo Meloni è al lavoro per rimediare a questa situazione, ad esempio bisogna «ridurre la carcerazione preventiva». A tal proposito, ricorda che il disegno di legge che si occupa di ciò è arrivato in Senato. L’idea è di introdurre pene alternative per quei condannati che sono vicini all’estinzione della pena e per i tossicodipendenti: «Pensiamo alle comunità», aggiunge Nordio, che ritiene servano intese con altri Paesi affinché i detenuti stranieri scontino la loro pena in patria.
Nel frattempo, sono stati finanziati interventi di edilizia carceraria con centinaia di milioni di euro «su molti istituti penitenziari, per costruire nuovi padiglioni, ristrutturare vecchi raggi e individuare strutture che offrano spazio per lavoro e attività fisica, rimedi essenziali alla rieducazione». Il ministro della Giustizia assicura che per i risultati è solo questione di tempo. C’è poi un’altra emergenza, quella dei suicidi in carcere, «un fardello di dolore», a cui bisogna porre rimedio offrendo la possibilità di lavorare e fare attività fisica. «Noi abbiamo stretto rapporti con società sportive e con molte comunità per portare dentro gli istituti l’una e l’altro». Ma chiaramente non si può prescindere, secondo Carlo Nordio, dal sostegno degli psicologi.
“RIFORMA GIUSTIZIA NON DEVE SPAVENTARE MAGISTRATI”
C’è poi un altro tema delicato, quello dell’inchiesta giudiziaria sul carcere minorile Beccaria, vicenda di violenze e umiliazioni, «gravissima» secondo Carlo Nordio, il quale ricorda l’importanza della presunzione d’innocenza. Il ministro della Giustizia all’Avvenire segnala che le persone inquisite sono state sostituite, poi arriveranno i rinforzi. Il Guardasigilli non si tira indietro dal ribadire di essere antifascista, quando gli viene chiesto conto dei fischi a Treviso nel giorno della Festa della Liberazione. «Ho considerato quei fischi un incoraggiante complimento», perché gli attacchi sono arrivati quando si è scagliato contro tutti i regimi e ha fatto il nome di Stalin insieme a Hitler. L’attenzione resta comunque rivolta sulle riforme, con il ddl per la separazione delle carriere che verrà presentato a breve. «Ma non deve allarmare i magistrati», precisa Nordio, precisando che i magistrati non saranno mai soggetti al potere esecutivo.
L’auspicio del ministro è di avere un confronto «franco, senza pregiudizi e senza ostilità» con l’Associazione nazionale magistrati (Anm). Per quanto riguarda l’ipotesi della detenzione per i giornalisti, Nordio chiarisce che le critiche sono legittime, ma «vi sono limiti invalicabili». Comunque, ci sarà una valutazione, come anticipato dal sottosegretario Mantovano. Il ministro si dice poi consapevole del rischio di appesantire il codice con troppi nuovi reati, il problema è rappresentato però dai nuovi comportamenti dannosi per i quali non ci sono tutele.
“PNRR? IN LINEA CON ADEMPIMENTI RICHIESTI”
Riguardo il G7 della Giustizia a Venezia, il ministro Carlo Nordio all’Avvenire segnala che ci sono diversi temi sul tavolo, oltre a quelli in agenda. Ad esempio, sulla diffusione della droga Fentanyl: «Dobbiamo esser preparati a queste nuove forme di aggressività», spiega il Guardasigilli, il quale sta giocando a livello italiano una partita delicata, quella per tagliare i tempi di durata dei processi. «Su questo siamo in perfetta linea con gli adempimenti richiesti dal Pnrr».
Nordio assicura che ci sono contatti regolari con il collega Fitto e che si raggiungeranno gli obiettivi, inoltre vorrebbe dare il suo contributo per superare quella “cultura dello scarto” su cui Papa Francesco ha sempre lanciato un allarme. Per Nordio il garantismo che si basa sulla presunzione di innocenza e la certezza della pena, «non deve mai uccidere la speranza», quindi richiama alla funzione rieducativa, non solo perché indicato dalla Costituzione, ma pure dalla coscienza.