Dalila Di Lazzaro, in una intervista al Corriere della Sera, ha parlato della drammatica morte del figlio Christian, avvenuta nel 1992, quando aveva solo 22 anni, a causa di un incidente stradale. “Oggi sarei nonna. Chissà. Venne travolto da un’auto mentre rincasava in motorino, sulla Cassia. L’ho avuto che ero quindicenne. Eravamo legatissimi, con lui mai un problema”, ha ricordato l’attrice.
Un rammarico che ha è quello di non avergli potuto parlare neanche per un’ultima volta. “Quella sera dovevo andare a cena con Ethan Wayne, il figlio di John, e Francesca Dellera. Giravo un film con loro e chiesi a Christian se volesse venire con me. Disse di no: “Vado a suonare con i miei amici; è il primo sabato dopo il Car, sto con loro”. Rientrai alle tre, poi sentii il telefono… drin drin e mettevano giù. Non ero preoccupata ma al risveglio al mattino trovai un messaggio in segreteria. Fu terribile”. La notizia arrivò proprio in questa brutale maniera. “Era dall’ospedale: “Purtroppo c’è qui suo figlio. È nella sala mortuaria, dovrebbe venire a prendere le sue cose”. Ma come si fa a lasciare un messaggio così?”, si domanda tuttora.
Dalila Di Lazzaro, la morte del figlio Christian e l’incontro con Papa Wojtyla
Affrontare la perdita del giovane figlio Christian non è stato per nulla semplice per Dalila Di Lazzaro, che a distanza di molti anni ha ancora vivido nella mente il momento in cui entrò in camera mortuaria per dargli l’ultimo saluto. “All’obitorio, prima di accarezzarlo per l’ultima volta mi bendai gli occhi. Volevo ricordamelo, ma da vivo”, ha raccontato.
In tanti in questo difficile periodo l’hanno abbracciata e sostenuta. Tra questi anche Papa Wojtyla. “Mi chiamarono dalla Santa Sede e dissero che voleva incontrarmi per darmi la comunione. Andai, mi prese la testa, ero in lacrime. Mi chiese se credessi, risposi di sì. Mi fissò con gli occhi azzurri e mi confortò: “Non ci sono parole, però sappi che lui sarà sempre con te, ricordatelo”. Il mese scorso ho ripensato a quelle parole quando mi è successa una cosa bellissima, sorprendente. A Milano mi si è avvicinato un maresciallo: “Ho pensato molto se dirglielo. Lo sa che ero nello stesso scaglione di Christian? E che era amico mio? Ommammamia…”. L’ho guardato, ho visto mio figlio non per come era, ma per come avrebbe potuto essere”, ha concluso.