Se ne parla ormai da diversi mesi tra le voci di chi parla di un vero e proprio miracolo della scienza e chi, invece, teme che possano cambiare per sempre l’essenza degli esseri umani: sono le terapie geniche, da poco finite al centro di un saggio scritto da Marco Crescenzi, direttore di ricerca dell’ISS – l’Istituto Superiore della Sanità – ma anche dovente di Metodologia della ricerca scientifica a Roma. Un testo che vuole essere uno stimolo a ragionare su un tema che quasi inevitabilmente diventerà sempre più centrale e discusso nell’immediato futuro, dato che già ora le terapie geniche sono protagoniste di studi di ogni tipo per riuscire a debellare le malattie oncologiche e (si spera) quelle genetiche.
“Con l’Homo sapiens”, spiega Crescenzi citato da DottNet, “la natura è ben lontana dall’aver creato una macchina perfetta” perché l’umano, sulla carta, è pensato per il solo scopo della sopravvivenza e della propagazione della specie, esattamente come tutti gli animali. Ne consegue che “in linea di principio possiamo essere migliorati” grazie proprio a quelle terapie geniche che – spiega al Corriere sempre Crescenzi – “propongono un cambiamento radicale del modo di essere umani, ma con rischi elevati“.
Marco Crescenzi: “Con le terapie geniche rischiamo di generare una nuova specie, i transumani”
Di fatto, continua su DottNet il ricercatore, l’idea è che modificando il nostro DNA con le terapie geniche, oltre a poter risolvere alcuni problemi medici incurabili, potremmo trasformarci in veri e propri “superumani“, sul modello di quelle razze di cane selezionate per la loro forza, la prestanza fisica o qualsiasi altra caratteristica le renda uniche rispetto alle altre. Un aspetto sicuramente positivo, perché così facendo si può veramente migliorare quella macchina imperfetta, ma che apre anche a nuove sfide dal punto di vista etico: la terapia genica, infatti, potrebbe allungare la vita dei ‘superumani’ fino ai limiti stessi della biologia, con esiti che non possono essere previsti e (per ora) limitati, senza considerare – continua Crescenzi – i rischi per la manipolazione della linea germinale umana.
L’ultimo aspetto che cita, per tornare a riferirci ai cani di cui abbiamo parlato prima, è il rischio di creare umani imperfetti, con errori genetici dovuti alle modificazioni genetiche: si pensi, per esempio, al muso ‘schiacciato’ dei carlini, oppure alle anche dei pastori tedeschi. Ma il rischio più grande delle terapie geniche, conclude Crescenzi sul Corriere, è rappresentato dalla possibilità di alterare “il cervello [per] accrescere l’intelligenza e potenziare le caratteristiche cognitive“, completando quel superamento dei limiti biologici del nostro corpo, rinunciando infine “all’essenza più intima dell’uomo. Diventeremmo transumani: una nuova specie”.