Criticato, modificato, poi cancellato, poi rimodificato e nuovamente cancellato, il Superbonus non accenna ancora a finire la sua complicata storia che sta avendo un impatto senza precedenti nelle misure di welfare sui conti pubblici: un problema finito fin dai primissimi momenti dopo l’insediamento del governo di Giorgia Meloni sui banchi del Mef, che dopo numerose scelte e decisioni talvolta contrastanti tra loro si appresta – così dice il ministro Giancarlo Giorgetti – a raggiungere l’ultima tappa del suo percorso. Il Superbonus, infatti, dovrebbe essere oggetto (tra le altre cose) del Consiglio dei ministri atteso per venerdì 10 maggio 2024, durante il quale lo stesso Giorgetti presenterà l’ultimo, e speriamo definitivo, emendamento.
Ve l’avevamo già anticipato su queste stesse pagine e l’idea del Mef sembra essere proprio quella di introdurre una finestra di 10 anni per la detrazione del 110% rispetto ai quattro attualmente in vigore, che – ha spiegato Giorgetti – “sarà obbligatoria” e non una possibilità offerta ai contribuenti. Vengono così rispediti al mittente tutti i vari emendamenti presentati negli ultimi giorni dai partiti di maggioranza e opposizione per chiedere nuove deroghe sul Superbonus, con il titolare del Mef che ha chiarito che “non saranno presi in considerazione”, a far intendere che non saranno più permessi in nessun modo sconti in fattura o cessioni dei crediti.
Gli effetti del Superbonus dilazionato a 10 anni: i rischi “devastanti” per la retroattività delle misura
Insomma, l’indirizzo preso dal Mef sembra essere chiaro e conciso: finiti i lavori ancora in corso il Superbonus sparirà dalla circolazione, con i beneficiari che potranno ottenere indietro i loro crediti nell’arco dei prossimi 10 anni: la ragione è ovviamente legata all’impatto della misura sui conti pubblici, che a fronte di una finestra decennale diminuirebbe drasticamente dal 25% annuale della spesa a carico dello stato, fino al 10%. Per avere certezze, comunque, bisognerà attendere l’effettiva presentazione del Dl Superbonus nella giornata di venerdì che scioglierà anche il diffuso dubbio sulla retroattività della detrazione a 10 anni.
Il riferimento è al fatto che quell’obbligatorietà ricadrà o meno sui crediti già emessi negli anni precedenti: nel primo caso – analizza il Corriere – è probabile che si avveri quello scenario “devastante” di cui parla Ance su “imprese, banche e cittadini”; mentre nella seconda ipotesi non vi sarebbe alcun impatto su cittadini e imprese ma solamente sulle banche, costrette ad acquistare crediti del Superbonus estremamente svalutati dall’85% guadagnato con i crediti a 4 anni, fino al 70% per il decennio, con l’ovvia ipotesi che la percentuale diminuirà ulteriormente in un mercato senza competitività.