Nel 2016 un imprenditore di Varese rimasto anonimo era finito al centro di una particolare causa legale che lo vedeva rispondere dell’accusa di resistenza a pubblico ufficiale per una stretta di mano troppo forte scambiata con due ispettrici dell’Ufficio regionale del lavoro dopo una visita a sorpresa che si era conclusa con una multa a carico dell’imprenditore. Una vicenda a dir poco assurda e che si è conclusa solamente in questi giorni, con la richiesta di non luogo a procedere per l’imprenditore di Varese ‘colpevole’ (a quanto punto involontario) della stretta di mano troppo forte, percepita come una minaccia nei confronti di chi stava solamente facendo il suo lavoro, comminando una sanzione giustificata
Prima di arrivare all’assurdo fatto in sé, partiamo dalle parole del legale dell’imputato – Stefano Ghilotti – che parlando con i giornalisti fuori dal tribunale di Varese si è detto rasserenato dalla “sentenza che conferma la mia fiducia nella magistratura e ridona al mio assistito la serenità che, soprattutto in questo momento economicamente non facile, un imprenditore deve avere”. Le motivazioni della corte, riferisce il Fatto Quotidiano, saranno pubblicate entro fine mese.
Imprenditore di Varese denunciato per una stretta di mano troppo forte: cosa è successo
Tornando ora a quel 2016, la vicenda è partita da una segnalazione da parte dei dipendenti dell’imprenditore di Varese che aveva deciso – per porre fine ad alcuni furti interni che si verificavano ormai da diverse settimane – di istallare alcune telecamere a circuito chiuso nella sua impresa. Dalla segnalazione, sono arrivare le due ispettrici del lavoro poi protagoniste della particolare denuncia, che dopo l’ispezione hanno comminanto la multa da 400 euro. Così, com’erano arrivate se ne sono andate e arriviamo alla stretta di mano troppo forte, nei confronti di entrambe, e al tono di voce dell’imprenditore di Varese parso – almeno alle ispettrici – minaccioso.
A processo la difesa dell’imprenditore ha puntato tutto sul fatto che la stretta di mano fosse vigorosa per via dell’importante stazza dell’uomo a confronto di quella mingherlina delle ispettrici; mentre sul tono di voce troppo alto la giustificazione è che indossava dei tappi alle orecchie perché era appena uscito da un reparto rumoroso della sua impresa. Tutto è bene, insomma, quel che finisce bene, ma sicuramente la vicenda dell’imprenditore denunciato per una stretta di mano troppo forte rimarrà nella memoria del tribunale di Varese per i prossimi anni.