Il 10 novembre 1622 su un lembo di terra prossima al mare, chiamata collina di Nishizaca, per decisione del governatore giapponese Hasegawa Gonroku, artefice di una feroce persecuzione contro coloro che si erano convertiti al cristianesimo, venne giustiziato un gruppo di 55 persone. Sul promontorio antistante la spiaggia e il porto di Nagasaki si consumava quello che le cronache riportano come il Grande Martirio di Nagasaki, un evento che sferrò un durissimo colpo all’attività missionaria e al cristianesimo nell’arcipelago del Sol Levante.
Non era certo la prima esecuzione pubblica dall’editto che nel 1612 aveva messo al bando in Giappone il cristianesimo, ma sicuramente una delle più imponenti per esemplarità e dimensioni, per numero e status delle vittime, in quello che era il luogo nevralgico della presenza e dell’attività degli europei, Nagasaki appunto, insediamento fortificato e importante polo economico, scalo per i traffici internazionali a cui aveva contribuito in maniera determinante proprio la presenza dei missionari, in particolare dei padri gesuiti. La variegata testimonianza del Vangelo aveva trasformato il piccolo villaggio di pescatori in uno dei centri più popolosi del Giappone e nell’unica comunità urbana virtualmente cristiana.
La rottura delle relazioni con le potenze occidentali imposta dallo shogunato Tokugawa finì per compromettere definitivamente la testimonianza e l’annuncio del Vangelo in Oriente. I missionari furono trattati come pericolosi agenti esterni, la loro influenza sradicata con spietata e risoluta intransigenza, insieme ad ogni segno di cristianesimo, considerato pericoloso e destabilizzante. Il Genna non Dai-Jumkyo o Grande Martirio di Genna costituì uno spartiacque e l’eco dell’esecuzione di prigionieri cristiani degli stati di Omura e Nagasaki raggiunse Roma. Furono giustiziati 21 religiosi e 30 neofiti, tra questi il lucchese Angelo Orsucci, missionario domenicano.
A lui e alla stagione apertasi con gli eccidi, quella dei Kakure Kirishitan, i cristiani nascosti che rimasero fedeli a Cristo per quasi tre secoli in terra nipponica, è dedicata una mostra itinerante, Thesaurum Fidei, che dopo Lucca, e le Pontificie Università Romane, Gregoriana e Urbaniana, è in procinto di approdare a Civitavecchia. L’arcidiocesi di Lucca, promotrice dell’allestimento, ha organizzato anche un convegno scientifico che ha avuto il merito di riproporre a livello accademico la narrazione del martirio del frate predicatore di origini toscane, inserendolo nel dramma vissuto dai cattolici giapponesi. Gli atti del convegno, Thesaurum Fidei. Missionari martiri e cristiani nascosti in Giappone. Trecento anni di eroica fedeltà a Cristo (Edizioni La Villa, 2024) hanno il merito di riportare l’attenzione su questa straordinaria esperienza cristiana, vissuta nel segreto e nel nascondimento, in un isolamento secolare. Un miracolo possibile grazie anche alla memoria dei martiri, in particolare dei missionari che andarono incontro al proprio destino con docilità e consapevolezza, desiderosi di seguire Cristo fino all’effusione del sangue.
A 451 anni dalla nascita (8 maggio 1573) del beato Angelo Orsucci, la sua avventura spirituale e la sua fede rivivono in un allestimento di preziosi documenti e oggetti d’epoca, che riproducono la geografia ecclesiale e il contesto storico in cui si mossero i padri martiri, offrendo anche modelli in scala delle case giapponesi tradizionali, in un percorso esperienziale, che permette di entrare in contatto con una cultura plasmata dalla fede vissuta in clandestinità. “Si faccia la volontà di nostro Signore che, anche se non avrò più niente dalla vita, mi considero molto felice di essere stato catturato per suo amore”. Così, in una lettera al padre provinciale Melchor Manzano, il domenicano Orsucci descriveva l’attesa in una delle prigioni di Nagasaki, dove era stato rinchiuso nel dicembre del 1618, quasi due anni prima. Avrebbe trascorso altri due anni in catene, prima di essere legato con corde ad un palo issato su una pira, ed essere arso vivo. L’epilogo di un’esistenza e di una vocazione, nate a Lucca e ancorate nella storia, gloriosa, dei Kakure Kirishitan. Un seme che ha dato frutto.
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