I primi esiti dell’autopsia hanno fornito nuovi dettagli sul caso di Ghizlane Moutahir, la donna morta lo scorso 5 maggio cadendo dalla zipline dell’impianto Fly Emotion che collega Albaredo con San Marco a Bema, in Valtellina. È stato infatti escluso, come riportato dal Corriere della Sera, lo scenario del malore. Inizialmente si pensava che la vittima potesse avere avuto un infarto nel corso dell’esperienza adrenalinica, ma ciò non è accaduto. Il decesso sarebbe avvenuto proprio a causa dell’impatto con il suolo.
A rivelarlo è stato Piero Basilone, Procuratore di Sondrio, dopo avere avuto un dialogo con il medico legale, il dottor Luca Tajana. “Si può serenamente escludere che la signora Ghizlane Moutahir sia morta prima della precipitazione. Sono stati rilevati in sede si esame autoptico segni chiari di decesso conseguente a politraumatismi da precipitazione e l’assenza di segni che possano ricondurre ad un malore precedente alla precipitazione che abbia condotto ad un infarto”, ha affermato.
Un errore umano dietro la morte della donna nella zipline in Valtellina
L’ipotesi che gli inquirenti stanno adesso vagliando è che la vittima non avesse indossato l’imbracatura nel modo corretto. È per questo motivo che sul caso della donna morta cadendo dalla zipline in Valtellina è stato aperto un fascicolo con l’accusa di omicidio colposo. Gli iscritti nel registro degli indagati sono cinque: l’amministratore delegato della società Fly Emotion, il direttore dello stabilimento e tre dipendenti.
La ricostruzione di quanto accaduto si concentrerà proprio sul comportamento di questi ultimi. Due infatti erano incaricati delle operazioni di vestizione, l’altro di assicurarsi che questa fosse avvenuta nel mondo corretto prima di dare il via libera per la partenza. È plausibile ritenere che qualcosa sia andato storto. In particolare, in base al ritrovamento del corpo e alle immagini delle telecamere, l’errore potrebbe essere stato nel modo di indossare i gambali. È ancora necessario attendere altri esami per capirne di più.