Il calo demografico è un problema che riguarda il mondo intero. Il tasso di fertilità, come riportato da Milano Finanza, è sceso al di sotto del livello di sostituzione (ovvero il valore attraverso cui la popolazione si mantiene stabile nel tempo) a partire dagli anni ’70 nei Paesi ad alto reddito. Adesso, tuttavia, anche quelli in via di sviluppo si stanno adeguando a questo trend. La Cina ad esempio lo scorso anno ha registrato il 16% in meno delle nascite rispetto alle previsioni delle Nazioni Unite, l’Egitto il 17% in meno e il Kenya il 18% in meno.
Le stime di alcuni demografi rivelano che la popolazione mondiale inizierà a diminuire entro quattro decenni. L’Institute for Health Metrics and Evaluation dell’Università di Washington in particolare ha fissato il picco nella curva dell’andamento demografico nel 2061, quando la popolazione dovrebbe essere in base alle previsioni di circa 9,5 miliardi. Da quel momento in poi, sarà in discesa. Un fenomeno di questo genere sarebbe quasi inedito nella storia.
È in arrivo l’inverno demografico: popolazione in calo, sempre meno bambini
Gli esperti si interrogano da tempo in merito alle cause del calo demografico nel mondo. È evidente che la vita si sia allungata e che di conseguenza le coppie abbiano sempre più ritardato i progetti di diventare genitori, in alcuni casi anche annullandoli. Alcuni hanno definito questo fenomeno come una “seconda transizione demografica”, ovvero una nuova tendenza della società verso un individualismo.
“Se le persone preferiscono dedicare tempo alla carriera, al tempo libero, alle relazioni fuori casa, è più probabile che tutto ciò entri in conflitto con il mettere al mondo e far crescere figli”, ha spiegato Melissa Kearney, economista dell’Università del Maryland specializzata in demografia. Non vanno però messe da parte le questioni relative ai bisogni e alle spese che necessita un bambino. La discussione insomma è ampia e del tutto aperta. “Sospettiamo però che questo cambiamento rifletta ampi cambiamenti sociali difficili da misurare o quantificare”, ha concluso.