La riforma dell’Europa secondo Mantovano: “Si riparta dai cristiani”
Da mesi (se non da anni) si discute della necessità di riformare l’Europa con moltissimo osservatori che vedono nell’appuntamento con le ormai imminenti elezioni un nuovo punto di partenza: tra questi c’è anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano che al convegno ‘Ripartire dall’Europa’ ha proposto la sua personalissima idea. Il punto di partenza del suo ragionamento – riportato in alcune parti dal quotidiano La Verità – è fissato ben prima della creazione dell’Europa per come la conosciamo adesso, quando era solo un ammasso di terre popolate dai cristiani: “Non c’è opera letteraria o artistica europea”, spiega Alfredo Mantovano, “che possa prescindere” da questa realtà, attestata “perfino dalla bandiera dell’UE, con le dodici stelle su sfondo azzurro, che rinvia direttamente alla madre del figlio di Dio”.
Il punto a cui il sottosegretario vuole arrivare è che “perfino un ateo, è certo che senza la radice cristiana, che ha inverato e vivificato le radici greca e romana, l’Europa sarebbe rimasta una penisola occidentale del grande continente asiatico” secondo la sua posizione geografica. Ai cristiani, sintetizza ancora Alfredo Mantovano, si deve la nostra Europa, con il proliferare “dei contadini e delle città, in esse delle università, dei luoghi di cura, delle cattedrali e poi delle strutture politiche e degli ordinamenti giuridici”.
Alfredo Mantovano: “L’Europa non può ignorare le esigenze dei popoli”
Per ripensare l’Europa, insomma, secondo Alfredo Mantovano le chiavi sono due: da un lato “vincere il paradosso” con cui le istituzioni europee “puntano a rendere tutto eguale, dalle dimensioni degli ortaggi alla realizzazione del Pnrr, ma poi rifiutano il solo elemento che realmente identifica e riunisce”; e dall’altro “tornare alle radici” cristiane del continente che si è fatto Unione democratica ed economica. La grande colpa delle istituzioni, infatti, è che con la loro burocrazia rigida, schematica e sistematica, spiega Alfredo Mantovano, “irrigidiscono elementi di dettaglio e rendono fluido quello che invece esige compattezza e decisione” con l’effetto (ben noto) di non riuscire a stare al passo con i tempi e con le crisi geopolitiche.
Le crisi, spiega ancora, possono essere affrontate “con ipotesi plausibili se hai riferimenti saldi ed elasticità operativa”, ma “se inverti il rapporto [e] pretendi di incasellarti a tutti i costi nella tua procedura burocratica ed ideologica” finisci per ottenere un’Europa “incapace di dare risposte”. In tal senso, sarebbe opportuno secondo Alfredo Mantovano ripensare anche il nostro rapporto con il concetto di ‘Stato di diritto’, perché tacciare di “sovranismo o populismo ogni disciplina che non corrisponda al mainstream” finisce per creare un cortocircuito negli stati che – legittimamente – chiedono il rispetto “dei limiti delle competenze dell’Unione”.
Insomma, una nuova Europa è un continente, un’Unione, che secondo Alfredo Mantovano torna alle sue reali radici cristiane, lasciando perdere “l’ideologia da Manifesto di Ventotene secondo cui tutto deve calare dall’alto, e tornare alla sostanza delle esigenze dei popoli“.