Siamo certi che il ciclo di produzione, distribuzione e smaltimento, nonché predisposizione degli impianti di ricarica delle batterie elettriche sia l’opzione più efficace per la sostenibilità energetica nel settore automobilistico? Quando l’ex presidente del Brasile eccepiva che “l’Amazzonia è tutta nel mio Paese, il resto del mondo non può interferire”, aveva un qualche fondamento giuridico dalla sua? Il discusso impianto normativo europeo sulla “casa green” offre una prospettiva di robusto contributo alla tutela dell’ambiente su base globale? È vero che l’Italia ha riserve di acqua dolce straordinarie (anche in scenari siccitosi di periodo) e che siamo fortunati perché il nostro è ancora solo un (grave) problema infrastrutturale?
Il tema ambientale, entrato nella Costituzione nel 2022, adesso è anche dentro quel particolare contesto normativo, che è pur sempre diritto positivo, che è l’apparato deontologico dei giornalisti. La storia è una bella pagina ed ha, appunto, già i tratti di un evento storico. Il presidente dell’Ordine dell’Abruzzo, Stefano Pallotta, neanche un anno e mezzo fa è capitato in una riunione del CAI (Club alpino italiano) a Pescasseroli, in Provincia dell’Aquila, quartier generale del Parco Nazionale d’Abruzzo, luogo di nascita di Benedetto Croce e crocevia degli eventi storici del paese probabilmente sin dai tempi dei Peligni (uno dei popoli italici pre-romani).
Pallotta ascolta cose straordinarie, sulla natura, sull’ambiente e realizza da una parte quanto esiziale possa essere lo scenario del pianeta senza una clamorosa e vigorosa presa di coscienza delle tematiche ambientali e dall’altra, da buon presidente, che non esiste una norma che ricordi e sancisca quest’importanza e che dia un minimo di regola di rigore nell’approccio alla materia. In fondo la normativa della professione è fra le testimonianze più efficaci di quell’idea di diritto promozionale (ha anche altri nomi in dottrina), cioè della funzione non punitiva o limitativa dell’ordinamento ma al contrario di stimolo e di supporto a sviluppo, libertà, contemperamento degli interessi.
È nata così la Carta di Pescasseroli approvata, anzi firmata il 13 dicembre 2023 all’Aquila dai presidenti degli Ordini di Abruzzo, Lazio e Molise (Stefano Pallotta già citato, Guido D’Ubaldo e Vincenzo Cimino) ma già prima approvata dal Consiglio Nazionale dell’Ordine. Approvazione, questa del Consiglio Nazionale, storica (si diceva in principio). “È stata l’unica volta assoluta di questa consiliatura” ha detto Oscar Buonamano, consigliere del Cnog, “che una decisione è votata all’unanimità, in un contesto culturale e politico tanto variegato e complesso, quello dei giornalisti italiani, specchio del Paese”.
Tema, quello dell’ambiente, che “rappresenta una questione non certo neutrale ed anzi divisiva” ha ricordato il professor Giovanni Cannata, presidente del Parco Nazionale d’Abruzzo, in un bell’intervento schietto, frontale, sui tanti piani che si incontrano sul terreno delle scelte e della gestione dell’ambiente. Perciò la Carta di Pescasseroli, ci obbliga da oggi (anzi da dicembre scorso) ad affrontare questi temi con accuratezza, equilibrio, proattività e responsabilità, i 4 principi cardine della nuova norma deontologica. Secondo un metodo che mai come in questo caso rifugge da qualunque partito preso e impone invece un grosso sforzo di approfondimento e quel tipo di confronto, di nuovo più simile al confronto fra studiosi, con finalità di osmosi della conoscenza che non quello di pericolosissima competizione fra visioni o posizionamenti.
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