Si usa troppo sale nella cucina italiana. E’ questo quanto riporta Agen Food citando i dati di una ricerca realizzata dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ccm). Nel dettaglio gli uomini consumano in media 10,9 grammi di sale al giorno, mentre le donne 8,5, valori raccolti a seguito di analisi effettuate in quindi regioni italiane, e ben oltre quanto raccomandato dall’Oms, l’organizzazione mondiale della sanità, nonché dal LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti), leggasi 5 grammi al giorno.
Si tratta quindi di un uso eccessivo del condimento, più del doppio negli uomini, e ciò può portare all’insorgere di patologie importanti come l’ipertensione, e quindi a sua volta causare ictus o infarti.
SALE, IN ITALIA SE NE CONSUMA TROPPO: IL COMMENTO DI ILINA GRIECO
Ilenia Grieco, biologa nutrizionista e founder del metodo Private Nutritionist, approccio nutrizionale nuovo che punta a creare dei percorsi molto soggettivi, sottolinea come la principale fonte di assunzione di sodio nella dieta del belpaese sia quella sotto forma di cloruro di sodio, appunto il sale, che viene aggiunto nei prodotti trasformati. Rappresenta da solo il 50 per cento del totale a cui si aggiunge il 35 per cento che è quello che normalmente si utilizza in cucina per cucinare (ad esempio il sale che si mette nella pasta o sulla verdura).
Il sale viene assunto anche da cereali e derivati, a cominciare da pane, pizza e altri prodotti da forno, e quote importanti di sale le troviamo anche nella carne, nelle uova e nel pesce, nonché nel latte e nei suoi derivati. Ecco perchè da sempre gli esperti consigliano un modello alimentare sulla base della dieta mediterranea con un consumo ridotto di sale, evitando soprattutto di mangiare frequentemente formaggio e insaccati, così come alimenti in scatola. Si consiglia inoltre di acquistare pane senza sale, e di non aggiungerlo a tavola, preferendo comunque il sale iodato.
SALE, IN ITALIA SE NE CONSUMA TROPPO: UN PO’ DI CONSIGLI
Fra i consigli quotidiani, acquistare alimenti poco salati, controllare bene le etichette, anche quelle presenti sull’acqua, non cibarsi troppo di piatti già pronti come cibi in scatola, sughi già preparati e via discorrendo, insaporire i cibi non con il sale ma con le spezie e le erbe aromatiche, non servire a tavola il sale ma mettere olio e aceto; ricordarsi inoltre che carne, pesce e verdure possono essere preparate anche senza sale, e preferire i formaggi freschi a quelli stagionati.
Secondo Grieco è fondamentale un impegno individuale ma anche delle istituzioni, una strategia globale a livello sia nazionale quanto internazionale, in collaborazione con l’industria alimentare, di modo da sensibilizzare l’opinione pubblica attraverso delle campagne pubblicitarie mirate. Inoltre “È necessario che i produttori di alimenti trasformati riducano il contenuto di sodio dei loro prodotti, seguendo le ripetute indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e indichino, in modo chiaro, sulle etichette nutrizionali, se il prodotto è a più basso o più alto contenuto di sodio”. Questa strategia è già stata applicata in altri Paesi ed ha portato a degli ottimi risultati.