Il giornalista Domenico Quirico, nell’intervento di riflessione sulle pagine del quotidiano La Stampa ha parlato del ruolo della Corte penale Internazionale e del procuratore Karim Khan, alla luce delle ultime decisioni di voler procedere con l’incriminazione, in contemporanea sia dei vertici di Hamas che del governo israeliano per “Crimini di guerra e contro l’umanità“. Una scelta che sicuramente ha un peso politico notevole, ma che forse rappresenta anche l’illusione di voler cambiare la storia e di volersi sostituire al “giudizio universale“. Come ricorda Quirico nell’articolo infatti, Khan vorrebbe correggere quello che è stato l’operato dei suoi predecessori, visto che in venti anni di attività questa istituzione ha pronunciato solo cinque condanne e un terzo di tutti gli interventi si è rivelato fallimentare.
Perchè poi gli imputati sono stati assolti per mancanza di prove o comunque non sono stati mai condannati formalmente perchè risultano ancora latitanti. Fatti che dimostrano una: “Penosa assenza di strategia giudiziaria dei due predecessori di Karim Khan, Moreno Ocampo e la gambiana Fatou Bensouda. Molto gesticolare inutile, molti incantesimi accusatori vani”.
Quirico: “Corte Penale Internazionale cerca una trasformazione che la comunità internazionale non è in grado di appoggiare”
Nella storia della Corte Penale Internazionale, la nomina arrivata nel 2021, dell’avvocato britannico di origine pakistana Karim Khan, doveva rappresentare un cambiamento rispetto alle sconfitte del passato. La giustizia internazionale infatti chiedeva di poter “Uscire dall’impotenza“, dopo le clamorose assoluzioni dell’ex presidente ivoriano Laurent Gbagbo, del congolese Bemba e del keniano Uhuro Kenyatta, ma adesso con i nuovi conflitti del terzo millennio occorre ricollocarla in una dimensione che va oltre il tempo e lo spazio. E soprattutto dovrebbe raddrizzare le brutture e tutti i torti che invece la politica a volte moltiplica. Putroppo però questa trasformazione è ancora lontana.
Resta quindi una illusione poter finalmente affermare “l’obbligatorietà delle azioni penali“, come afferma Quirico, visto che è impossibile che questi “brandelli di diritto internazionale, non provochino in realtà guai, non richiedano un “io dubito’’. Una operazione di cambiamento che non avverrà, come conclude i giornalista: “Non ci sarà alcuna “giuridicizzazione” del mondo per il semplice fatto che non esiste, oggi meno che in passato, una comunità internazionale in grado di appoggiare questa trasformazione“.