“Capaci 23-05-1992” è lo speciale di La7, a cura del programma Atlantide, che va in onda mercoledì 22 maggio a partire dalle 21.15, a poche ore dall’anniversario della strage di Capaci, in cui morì il giudice Giovanni Falcone insieme alla moglie Francesca Morvillo e ai tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. I due coniugi non morirono sul colpo, ma dopo il trasporto in ospedale in condizioni drammatiche. Altre 23 persone rimasero ferite ma a causa dell’esplosione avvenuta sull’autostrada A29 ma sopravvissero. È lì che Cosa Nostra aveva posizionato l’esplosivo, approfittando di un cunicolo che di scolo dell’acqua piovana che si estendeva da un lato all’altro della Palermo – Mazara del Vallo. La dinamite fu attivata alle ore 17:58, proprio al passaggio delle tre auto dove si trovavano gli obiettivi.
Un attentato quello della strage di Capaci pianificato da tempo e stabilito definitivamente nel corso di una riunione della “Commissione interprovinciale” di Cosa Nostra avvenuta nell’autunno del 1991. A capo dell’organizzazione mafiosa in quel momento c’era Totò Riina. Tra i partecipanti anche Giovanni Brusca, Antonino Gioè, Gioacchino La Barbera, Pietro Rampulla, Santino Di Matteo, Leoluca Bagarella. A occuparsi dei preparativi erano stati poi, come ricostruito dalla Procura, Salvatore Biondino, Raffaele Ganci e Salvatore Cancemi, che effettuarono diversi sopralluoghi nella zona. A premere il radiocomando che portò all’esplosione furono Antonino Gioè e Giovanni Brusca. Tutti sarebbero stati poi coinvolti nel maxi processo.
Strage di Capaci, un episodio che ha segnato la lotta contro la mafia
La strage di Capaci ha segnato la storia della lotta contro la mafia. Il giudice Giovanni Falcone, al momento dell’attentato, infatti, era uno dei personaggi di maggiore spicco in Sicilia e non solo. Alcuni collaboratori di giustizia avrebbero successivamente rivelato che la sua uccisione si inserì nell’ambito delle elezioni del presidente della Repubblica. In particolare, sarebbe stata commissionata a Cosa Nostra per screditare la candidatura del senatore Giulio Andreotti, che effettivamente non ottenne la carica. Il Parlamento scelse piuttosto Oscar Luigi Scalfaro, che venne eletto proprio nel giorno dei funerali, il 25 maggio 1992.
In molti in quel contesto puntarono il dito contro uno Stato che non era riuscito a proteggere le vittime di mafia ma che anzi si sospettava strizzasse l’occhio al contesto. In particolare sono rimaste nella storia le parole di Rosaria Costa, la giovane vedova dell’agente della scorta Vito Schifani, che in Chiesa chiese a gran voce giustizia per i cinque morti.
Gli attentati e il maxi processo dopo l’uccisione di Giovanni Falcone nella strage di Capaci
La storia degli attentati ad opera di Cosa Nostra in Sicilia tuttavia non si sarebbe fermata con la strage di Capaci, che era stata preceduta tra l’altro da altri omicidi, come quello di Salvo Lima a marzo del medesimo anno e ancora prima da quelli di Carlo Alberto Dalla Chiesa e Rocco Chinnici. A distanza di soli 57 giorni dall’uccisione di Giovanni Falcone, sarebbe toccata al giudice Paolo Borsellino, che spesso si era definito “un morto che cammina”, proprio perché consapevole di quella che sarebbe stata la sua sorte. La strage di via D’Amelio causò 6 morti.
Il contributo di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nella lotta contro la mafia rimane inestimabile. Il maxi processo da loro voluto infatti ha portato a 19 ergastoli e un totale di 400 condanne nei confronti di esponenti di Cosa Nostra.