CHI È IL PROCURATORE KARIM KHAN CHE EQUIPARA I CAPI DI ISRAELE ALLA SIGLA TERRORISTICA DI HAMAS
Da due giorni il procuratore capo della Corte Penale Internazionale dell’Aja, l’anglo-pachistano Karim Amad Khan, è riuscito a dividere in maniera profonda il già precario ordine mondiale nel pieno della guerra in Medio Oriente. L’avvocato 54enne nato a Edimburgo da un dermatologo pachistano e un’infermiera inglese, è l’accusatore principe della Corte CPI (o ICC, la sigla internazionale) nella richiesta di mandati d’arresto per il Premier israeliano Netanyahu, il Ministro della Difesa Gallant e i tre leader della sigla terroristica Hamas. «Crimini di guerra e contro l’umanità», nel comunicato della CPI il procuratore Khan è netto nell’equiparare le azioni di guerra mosse da Israele nella Striscia di Gaza con gli attacchi terroristici lanciati da Hamas nei kibbutz ebraici il 7 ottobre 2023.
I suoi mandati d’arresto hanno diviso l’Occidente con Usa, Germania, Italia schierati in difesa di Israele contro la decisione ritenuta «scandalosa» di equiparare Netanyahu a Sinwar; di contro, la Francia con Spagna, Belgio e la stessa Unione Europea, difendono l’indipendenza della Corte Penale Internazionale sottolineando la gravità assoluta delle azioni di guerra a Gaza. Sebbene responsabile di una Corte che non ha tra i suoi Stati membri le tre super-nazioni più influenti al mondo (Stati Uniti, Cina e Russia), la “mossa” di Khan ha acuito la crisi della diplomazia mondiale su un tema ad oggi ancora irrisolto come il rapporto tra Israele, Hamas e lo Stato palestinese.
L’AVVOCATO KHAN E IL CURRICULUM DA DIFENSORE DEI DITTATORI AFRICANI
Avvocato molto competente ed esperto nonostante la non anziana età, il procuratore capo è fratello dell’ex deputato Tory Ahmad Khan nonché fin dagli inizi della carriera responsabile di dibattimenti internazionali di grande entità. Karim Khan è stato consigliere dei tribunali internazionali sui genocidi in ex Jugoslavia e Ruanda e già nel 2023 ha fatto parlare non poco di sé spiccando il mandato d’arresto contro il presidente russo Putin per la guerra in Ucraina. Ma è il “curriculum” da avvocato difensore che fa discutere in queste ore dove i riflettori sul procuratore della CPI sono più che accesi, quasi spalancati.
In primis, da avvocato difensore ha partecipato direttamente al collegio di difesa dell’ex dittatore della Liberia, Charles Taylor, senza però evitargli i 50 anni di condanna per crimini di guerra e stupri di massa (oltre all’arruolamento dei bambini-soldati in guerra). In seguito sempre Khan ha difeso uno dei figli del dittatore libico Gheddafi, Saïf al-Islam, condannato a morte in contumacia in Libia e poi però tornato nella bagarre politica nordafricana grazie alle milizie russe della Wagner. Come riporta il “Corriere della Sera”, il vero capolavoro giudiziario del procuratore capo della Corte dell’Aja lo “firma” con la difesa di William Ruto, dittatore e presidente del Kenya. Accusato di massacri, eliminazioni politiche e violenze di massa, Ruto avrebbe provocato oltre 1000 morti dopo le Elezioni del 2007: ebbene, l’avvocato Khan è riuscito a vincere il processo evitandogli una pesante condanna. Nella vita come nella politica la riconoscenza è sempre un valore importante: e così la rapida ascesa alla CPI può essere letta proprio come “conseguenza” della sua difesa al dittatore keniota. Scrive così Montefiori oggi sul “CorSera”: «ha vinto lo scrutinio segreto al secondo turno, battendo rivali di Irlanda, Italia e Spagna, fino a quel momento considerati più solidi di lui, grazie all’appoggio di Ruto e di molti altri Paesi africani». Equipara Israele e Hamas, ma allo stesso tempo difende sanguinari dittatori: per lavoro, nulla di grave in questo, mentre un filino più controverso è l’iter con cui è arrivato così rapidamente ai vertici della Corte Penale dell’Aja…
#ICC Prosecutor @KarimKhanQC announces applications for arrest warrants in relation to Yahya Sinwar, Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri (Deif) and Ismail Haniyeh in the context of the situation in the State of #Palestine ⤵️https://t.co/WqDZecXFZq pic.twitter.com/yXsuzKYlqJ
— Int’l Criminal Court (@IntlCrimCourt) May 20, 2024