Niente preghiera islamica nel pomeriggio di venerdì al Politecnico di Torino per via della diffida ricevuta dalla Questura di Torino. Lo ha dichiarato il predicatore Brahim Baya, rivelando di essere stato convocato dal capo gabinetto della questura, da cui ha ricevuto una diffida del questore a tenere tale manifestazione, di cui lui è considerato l’organizzatore. Ma la diffida non è stata firmata dal predicatore, che dal canto suo ha chiarito che era stato interpellato semplicemente celebrare una preghiera, cosa che avrebbe potuto fare chiunque.
Il problema per Brahim Baya è un altro, cioè «l’islamofobia» dell’Italia. Il caos è cominciato per la preghiera organizzata dal portavoce della moschea Taiba, in via Chivasso, nell’università le cui aule erano state occupate dagli studenti filopalestinesi: era prevista una replica nel pomeriggio di venerdì, poi a causa della diffida, la preghiera è stata cancellata. Una decisione “scandalosa” per il predicatore, il cui obiettivo non era quello di creare una moschea nell’università, ma uno spazio di preghiera.
IL SERMONE DEL PREDICATORE A TORINO
D’altra parte, c’è chi ricorda come invece vada preservata la laicità degli atenei da tutte le religioni. Dunque, il sermone è diventato un caso anche tra gli stessi studenti perché, come rivelato dal Manifesto che cita alcune fonti, il comunicato con le accuse di islamofobia non è condiviso da tutti gli studenti, anche dello stesso gruppo studentesco. Pare che la preghiera sia stata voluta dagli studenti musulmani in accordo con i rappresentanti degli occupanti. Come ricostruito da Tg La7, nel sermone ha esordito ringraziando chi sta protestando sostenendo la Palestina e ha sottolineato la resistenza dei palestinesi, ricordando le parole del profeta Muhammad, secondo cui non bisogna accettare ingiustizia e male. Per quanto riguarda la Palestina, Brahim Baye aveva parlato di invasori contro cui è stata opposta resistenza e di una furia omicida. La loro resistenza, per il predicatore, rappresenta un esempio, associando la loro sofferenza alla jihad.
I RETTORI DI TORINO ALL’ATTACCO DEL PREDICATORE
La decisione della diffida, secondo Brahim Baya, è «incostituzionale» e contrasta con i principi della libertà religiosa della Carta. La richiesta di diffida era stata presentata dal rettore del Politecnico di Torino, Paolo Corgnati, in accordo con la ministra dell’Università Anna Maria Bernini. A proposito della Jihad, spiega che sia una parola fraintesa in Occidente, perché il suo significato è sforzo, quello che i musulmani compiono per essere migliori, quindi non avrebbe nulla a che fare con la guerra santa. Il predicatore se la prende anche con gli stessi musulmani, che hanno usato questa parola «per seminare violenza e morte, bestemmiando Dio».
In merito alla preghiera all’università di Torino, per Baya sono state diffuse diverse falsità, infatti ribadisce di essersi limitato a officiare una preghiera e chiarisce di non aver mai attaccato Israele, ma di aver difeso la dignità dei palestinesi considerate vittime di un «massacro quotidiano», condannando le violenze sui civili. Di diverso avvisto è Stefano Geuna, rettore dell’Università di Torino, secondo cui Brahim Baya avrebbe reso dichiarazioni violente nel sermone e espresso valori che contrastano con la pace e la convivenza tra i popoli, motivo per il quale ha condannato quanto accaduto.