Il G7 dei ministri delle Finanze tenutosi a Stresa si è chiuso senza decisioni nette in merito ai punti dell’ordine del giorno più importanti, quali l’utilizzo degli asset russi congelati a sostegno dell’Ucraina e l’atteggiamento da tenere nei riguardi della Cina, nonostante la segretaria al Tesoro Usa Janet Yellen avesse evidenziato che la sovraccapacità industriale del gigante asiatico rappresenta una minaccia per tutti. Secondo Mario Deaglio, professore emerito di economia internazionale all’Università di Torino, tuttavia, “gli strumenti che vengono tradizionalmente utilizzati per misurare la sovraccapacità produttiva sono piuttosto datati rispetto a una situazione che è in continua evoluzione. Dunque, più che su basi statistiche, le accuse in questo senso rivolte a Pechino sembra essere basate sulle sensazioni”.
La Cina rappresenta una minaccia per i Paesi del G7?
Da tempo Pechino sta lavorando, tramite il gruppo dei Brics, alla creazione di un sistema economico per il Sud del mondo, dotato di una propria valuta: non a caso sta proseguendo ad acquistare oro. Inoltre, la Cina continuerà a sfruttare tutte le buone occasioni che l’Occidente le offrirà. Per esempio, le scelte dell’Ue sull’auto sembrano fatte apposta per avvantaggiare i cinesi che hanno le vetture elettriche più a buon mercato del mondo in virtù di un quasi monopolio sulle materie prime necessarie e di tecnologie piuttosto avanzate.
Questo sistema economico per il Sud del mondo ha effettivamente possibilità di concretizzarsi?
I cinesi si stanno muovendo con molta cautela, ma credo stiano pensando seriamente di realizzarlo. Sarà anche importante vedere come andranno le elezioni in Sudafrica, un Paese molto diverso da quello della fine del secolo scorso, filo occidentale. Oggi tende ad avere una certa supremazia sulla parte meridionale dell’Africa, è dotato di buone tecnologie, e quindi può essere un partner importante per i piani di Pechino.
Intanto il risultato del G7 di Stresa sembra mostrare la mancanza di una linea comune nel Nord del mondo…
In effetti, il summit ha messo in luce la mancanza di punti comuni tra i Paesi del G7. Per il momento il Nord del mondo sembra un insieme di cocci di un vaso rotto: si può anche rimetterli insieme, ma non ne viene fuori qualcosa di solido. Tra l’altro, non dobbiamo dimenticare che da qui a sei mesi si voterà negli Stati Uniti, nell’Ue e anche nel Regno Unito. È anche per questo che da Stresa sono emersi più elementi di debolezza che basi per una forza comune.
Lo si è visto anche per quel che riguarda il tema degli asset russi congelati da destinare all’Ucraina: sono emerse idee diverse sul da farsi.
Non credo che al momento ci sia un vero piano preciso in merito. Resta il fatto che gli asset in discussione sono della Russia e se si decide di sottrarglieli bisogna poi aspettarsi delle conseguenze. Anche limitarsi a utilizzare gli utili e gli interessi maturati su tali asset non cambierebbe la sostanza che porta Mosca a parlare di un esproprio.
Bisogna aspettarsi conseguenze economiche o anche sul campo?
Anche sul campo, non a caso la Russia è tornata a parlare del suo potenziale nucleare. Ad ogni modo, un punto cruciale che non viene mai sottolineato abbastanza è che la Germania ha subito un forte contraccolpo economico-industriale dallo stop forzato alle forniture di gas russo. L’Italia sta riuscendo a cavarsela meglio, ha diversificato i suoi approvvigionamenti, mentre l’economia tedesca ancora non si può dire che sia venuta fuori dalla sua, pur contenuta, recessione.
Il Segretario generale della Nato Stoltenberg ritiene si possa autorizzare Kiev a utilizzare le armi fornite dai Paesi membri dell’Alleanza atlantica per colpire obiettivi in territorio russo, ma anche su questo tema non è emersa unità, specie in Europa. Cosa ne pensa?
Mi sembra che gli Stati Uniti stiano lasciando sempre più l’Europa a gestire le conseguenze del conflitto in Ucraina. Se sarà in grado di farlo è difficile dirlo, ne capiremo qualcosa di più dopo le elezioni europee. Al momento mi sembra che l’Europa per muoversi dal punto A al punto B non segua una linea retta, ma sia in preda a esitazioni e ripensamenti, un po’ va avanti, un po’ indietro. Come il “ghirigoro”, la complicata linea dello stile arabesco.
Il malessere economico tedesco di cui ha parlato poc’anzi si vedrà anche nel risultato delle elezioni europee?
È difficile che AfD possa ottenere un grande risultato. La coalizione semaforo, però, sembra ormai aver fatto il suo tempo. Tuttavia, sappiamo bene che le elezioni europee non cambiano i Governi nazionali. Bisognerà, quindi, vedere come evolverà la situazione, anche in Germania.
(Lorenzo Torrisi)
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