CON IRLANDA E NORVEGIA, LA SPAGNA RICONOSCE LA PALESTINA: L’ANNUNCIO DEL PREMIER SANCHEZ
Come annunciato una settimana fa, ora è ufficiale: la Spagna – così come l’Irlanda e la Norvegia – hanno riconosciuto formalmente lo Stato di Palestina: nel pieno della guerra in Medio Oriente tra Israele e Hamas all’interno della Striscia di Gaza, la mossa di Sanchez con i colleghi omologhi Simon Harris e Jonas Gahr Store è volta a “isolare” il Governo Netanyahu per imporre un negoziato che ponga a sua volta fine al conflitto in atto. Al termine del Consiglio dei Ministri del Governo di sinistra, Sanchez ha annunciato dunque come da oggi «la Spagna riconosce lo Stato della Palestina», unendosi ad oltre 140 Paesi nel mondo che già riconoscono il Paese in aperta lotta contro Israele.
«Si tratta di una decisione storica con l’unico obiettivo: contribuire che israeliani e palestinesi raggiungano la pace. Non adottiamo questa decisione contro nessuno», ha detto ancora il Primo Ministro dalla Moncloa non prima di condannare chiunque non riconosca la soluzione dei “due popoli, due Stati” per il Medio Oriente, ovvero Netanyahu ed Hamas. Ancora una volta però Israele e la sigla terroristica vengono accomunate, come del resto riconosce anche la Corte Penale internazionale: la Spagna di Sanchez condanna infatti sia «gli attacchi terroristi del 7 ottobre», ma allo stesso modo la reazione dello Stato Ebraico nella Striscia di Gaza.
Immediata la risposta piccata di Israele che con il Ministro degli Esteri Israel Katz sui social mette in fila le dichiarazioni di Sanchez e della vicepremier Yolanda Diaz, leader della sinistra di Sumar, che la scorsa settimana in un discorso ha citato lo slogan filo-palestinese «dal fiume al mare, la Palestina sarà libera». Il capo della diplomazia israeliana su X scrive che «Khamenei, Sinwar e il vice primo ministro spagnolo Yolanda Diaz chiedono l’eliminazione di Israele e la creazione di uno stato terrorista islamico palestinese dal fiume al mare». Per questo motivo con il riconoscimento della Spagna sullo Stato di Palestina, ad Israele quanto detto stamane da Sanchez non viene per nulla accettato: «caro Premier se non licenzi il tuo vice e annunci il riconoscimento di uno Stato palestinese, sei complice nell’istigazione al genocidio ebraico e ai crimini di guerra».
COSA SIGNIFICA IL RICONOSCIMENTO DELLO STATO DI PALESTINA: DALLA CAPITALE AI CONFINI, FINO AL GOVERNO ANP-HAMAS
Occorre però chiarire per bene cosa si intenda con il riconoscimento dello Stato di Palestina, dai confini riferiti al governo inteso fino ai rapporti da intrattenere con la comunità internazionale e lo stesso Stato di Israele. L’obiettivo di Spagna, Irlanda e Norvegia è quello di insistere sulla soluzione dei due Stati, con però i confini chiariti dal 1967: nello specifico, Madrid riconosce come Stato di Palestina il territorio che va dalla Cisgiordania e Gaza, «collegate da un corridoio, con Gerusalemme est come capitale e l’Autorità Palestinese come autorità nazionale».
Secondo il Premier Sanchez, la dichiarazione formale adottata dal Consiglio dei Ministri spagnolo non è un attacco a Israele, «un popolo amico col quale vogliamo avere i migliori rapporti possibili». Riconoscere però l’Autorità Palestinese e soprattutto mettere sullo stesso piano gli attacchi storici di Hamas e le reazioni di Israele, per Tel Aviv viene considerato un affronto inqualificabile. Con la Spagna ora sono 142 i Paesi sui 190 dell’ONU che riconoscono lo Stato di Palestina, ma soprattutto è l’Unione Europea che si ritrova spaccata dopo la “mossa” di Sanchez tesa a isolare sempre più il Gabinetto di guerra Netanyahu per far concludere la guerra: imporre come capitale Gerusalemme est viene considerato da Israele come un atto pubblico di sfida contro l’indipendenza e autonomia dello Stato Ebraico. Il rischio concreto dopo il riconoscimento spagnolo è un potenziale irrigidirsi delle posizioni: in un momento in cui trovare una trattativa negoziale è già piuttosto complicata, non appare forse come la soluzione migliore quella di esacerbare le differenze e portare l’Europa ad una ulteriore divisione (alle porte delle Elezioni in Ue, tra l’altro…).