Beatrice Luzzi – regina indiscussa del Grande Fratello – è stata ‘ingaggiata’ dalla trasmissione Le Iene per lanciarsi sotto copertura nel mondo nascosto dei cosiddetti gigolò per una nuova esperienza che – racconta – sia “carne per i miei denti”, un’esperienza diversa da “quella che si crea sotto le telecamere, che è sempre un po’ costruita”. Così, dopo aver sfogliato diversi siti ed annunci, con alcune telefonate che non sono andate a buon fine, altre che non hanno portato a nessuna appuntamento e alcuni gigolò troppo pretenziosi sulle richieste, Beatrice Luzzi è riuscita ad organizzare un incontro con ‘Massimo‘, che non ha limiti di tempo ma chiede “visto che sei di Roma, 600 euro“.
Massimo rimane immediatamente colpito dalla sua sedicente cliente, ed una volta accomodato racconta di aver iniziato a praticare questo mestiere “per caso, prima facevo lo spogliarellista” fino a quando una signora gli chiese una prestazione sessuale a pagamento: “Sono andato lì e mi ha pagato”, racconta il gigolò a Beatrice Luzzi, “il problema è che si era innamorata e non aveva più i soldi per pagarmi”. A quel punto, racconta ancora Massimo, dopo aver lasciato la sua prima cliente ne conobbe una seconda, “era una prostituta di alto borgo, russa” che lo avviò alla professione.
Il racconto del gigolò a Beatrice Luzzi: “Per gli anabolizzanti rischiai di tagliarmelo”
In quegli anni, racconta ancora il gigolò a Beatrice Luzzi, “ero pieno di anabolizzanti” al punto da avere costante bisogno e voglia di rapporti, “dalla mattina alla sera, ero diventato magrissimo” e arrivò anche a pensare “di essere schiavo di quell’affare lì e lo volevo tagliare“, salvo essere “salvato dalla mia ragazza. Ha sfondato la porta del bagno con un calcio e mi ha disarmato. Me lo stavo per tagliare”. Ma oltre al gigolò – trattandosi comunque di un uomo affascinante – racconta a Beatrice Luzzi di aver fatto anche “cabaret, ho presentato gli spettacoli e adesso sto preparando uno spettacolo di strada con un mio amico” prima di lanciarsi in un paio di sketch.
Ma i racconti più interessanti sono proprio quelli sul lavoro di gigolò, tra cui ricorda “una che voleva che andassi a fare l’amore mentre tornava il marito a casa e poi lo dovevo cacciare via, voleva umiliarlo e cacciarlo”; ma anche una che “mancava solo si staccasse un’anca” per quanto fosse anziana; o anche – continua a raccontare il gigolò ad una divertita Beatrice Luzzi – “una signora con la protesi ai glutei che durante il rapporto si è girata. Sembrava una scodella ma stavo talmente sotto testosterone che ho continuato”; per non dimenticare “la coppia che voleva fare un rituale perché erano satanisti“.
Un lavoro, confessa, che lo fa sentire “bene, ma anche male”, in base a come viene trattato dal cliente, ma fortemente influenzato dal digitale perché “prima era meglio, ti conoscevi di persona, andavi a ballare, approcciavi le signore, ti conosci, la lusinghi e dopo che c’è stato un contatto devi dire ‘guarda, faccio questo lavoro'”. Ma rompendo la magia dell’incontro registrato di nascosto, il gigolò si lascia andare ad una riflessione con la troupe – e la sempre presente Beatrice Luzzi – raccontando che sono stati i suoi amici a spingerlo a fare questo lavoro, per “uscire dalla crisi che c’è oggi“, che alla fine non è solo rapporti perché “una donna spesso vuole parlare, vuole sfogarsi, raccontarti i suoi problemi, i suoi rapporti” e preferisce definirsi un semplice “consulente”.