HANSI FLICK NUOVO ALLENATORE BARCELLONA
Era nell’aria ormai da qualche settimana, è arrivato l’annuncio: appena dopo l’esonero da parte di Xavi, notizia già data ai media, il Barcellona ha ufficializzato Hans-Dieter Flick come nuovo allenatore. Se vogliamo, una scelta epocale: nelle ultime stagioni, ma non solo, il club catalano si era sempre affidato a tecnici spagnoli o di lingua iberica (Gerardo Martino), stranieri ma dall’importantissimo passato blaugrana (Ronald Koeman, Johan Cruijff) o comunque olandesi, da Rinus Michels a Frank Rijkaard passando per Louis Van Gaal, perché quello del calcio totale è un mondo che a partire dagli anni Settanta ha fortissimamente influenzato la società e il modo di concepire il calcio. Oggi invece si torna indietro di circa 21 anni, e forse anche più: a febbraio 2003 il Barcellona aveva scelto Radomir Antic per concludere una stagione iniziata da Van Gaal e passata da Antonio De La Cruz.
Un allenatore serbo, ma che aveva già lavorato in Spagna con l’Atletico Madrid: dunque, per un esterno “totale” bisogna tornare al Bobby Robson del 1996, che allenò Ronaldo il Fenomeno e Luis Figo e vinse Coppa delle Coppe e Supercoppa di Spagna, prima di venire sostituito dal più volte citato Van Gaal. Hansi Flick è il terzo allenatore tedesco nella storia del Barcellona: all’inizio degli anni Ottanta Udo Lattek, celeberrimo manager del Bayern – cui sarebbe tornato – portò in dote la Coppa delle Coppe – quasi un decennio prima Hennes Weisweiler divenne celebre per aver sostituito Rinus Michels e aver detto a Cruijff che fosse uguale a tutti gli altri giocatori, cosa che incrinò immediatamente il rapporto con la superstar blaugrana e portò all’esonero nell’aprile seguente, senza titoli e con un cammino mediocre in campionato. Ecco: i precedenti non sono illustri, ma Flick potrebbe essere l’uomo giusto.
PERCHÉ FLICK AL BARCELLONA
La domanda giusta da porsi è: perché Hansi Flick è il nuovo allenatore del Barcellona? Il curriculum c’è ma non è troppo esteso: due Bundesliga ma in un’epoca di 11 consecutive per il Bayern Monaco, una Coppa e una Supercoppa di Germania, soprattutto la Champions League nella bolla (era Covid) e i conseguenti Supercoppa Europea e Mondiale per Club. Detto che non troppi allenatori vantano 7 trofei in bacheca, Flick non è nemmeno un guru e con la Germania è stato eliminato dai Mondiali al girone; per dire, può anche essere che il Barcellona abbia tentato un approccio con Jurgen Klopp (che però si prenderà un anno sabbatico) e che da tempo stia facendo di tutto per riportare a casa Pep Guardiola. Il riassunto più immediato che ci viene in mente è che Joan Laporta abbia scelto Flick per… mancanza di programmazione: quella che ormai da tempo manca ad un club sepolto dai debiti e le cui ultime campagne acquisti ricordano sinistramente quelle pre-Rijkaard (colui che ha riportato i catalani a vincere e dominare).
Ovvero, un’accozzaglia di giocatori dal talento individuale alto ma poco funzionali alle idee di calcio, e qui purtroppo va inserito anche Robert Lewandowski, al netto di carriera e numeri blaugrana. Djciamolo pure: dopo l’addio di Luis Enrique, ed era il 2017, il Barcellona ha navigato a vista: basti pensare alla vicenda Xavi, del quale è stato annunciato l’addio poi ritrattato con tanto di stretta di mano e proclama di continuare a lavorare insieme, infine dopo poche settimane l’esonero ufficiale. La scelta di Flick come nuovo allenatore può allora essere vista come tentativo di sgombrare il campo da una certa immagine recente e poco vincente (Xavi di fatto è stato uno specchietto per le allodole, e poi tanto meglio se avesse seguito le orme di Guardiola) e rompere con il passato per una ripartenza da zero, senza alcun legame con il club o certe figure al suo interno. Qualcuno dirà che Flick sia stato scelto ricordando il memorabile 8-2 del Bayern a Lisbona, la risposta vera la darà il campo, intanto è lui il nuovo allenatore del Barcellona.