PROCEDURA D’INFRAZIONE CONTRO L’ASSEGNO UNICO: LA MISURA DEL GOVERNO È A RISCHIO?
Qualora realmente l’Europa dovesse riconoscere la legittimità della procedura d’infrazione sull’Assegno Unico italiano, la misura introdotta dal Governo per sostenere attivamente le famiglie potrebbe essere bloccata. A dirlo è la stessa Presidente del Consiglio Giorgia Meloni nell’ultima intervista a “Quarta Repubblica”, a pochi giorni dalle Elezioni Europee 2024 su cui la Premier candidata punta molto per provare a condurre la maggioranza in Ue più vicina al Centrodestra rispetto al recente passato.
La procedura d’infrazione contro l’Assegno Unico non è notizia di oggi ovviamente, è già stata presentata nel febbraio 2023 (la misura è stata attivata nel marzo 2022 dal Governo Draghi, poi modificata e ampliata dall’esecutivo Meloni) e formalizzata poi nel novembre 2023: secondo le ultime stime dell’INPS, l’assegno sui figli ha raggiunto con almeno una mensilità ben 6,3 milioni di famiglie, con quasi 10 milioni di figli coinvolti e un’erogazione totale di 13,4 miliardi di euro. All’inizio l’Ue non accettava la richiesta di 2 anni di residenza e il requisito della “vivenza a carico” del minore, sottolineando come tali requisiti fossero discriminatori secondo il diritto Ue: l’Italia fece muro all’epoca e anche in questi mesi, con Bruxelles che non ha cambiato idea neanche davanti alla modifica delle regole sull’Assegno Unico. Anche per questo motivo il Governo ha deciso di non potenziare ulteriormente la misura nell’ultima Manovra, come spiegò a suo tempo la Ministra della Famiglia Eugenia Roccella: «Concentrare tutte le risorse disponibili per la natalità su una misura oggetto di infrazione a livello comunitario potrebbe essere rischioso».
MELONI: “CON PROCEDURA SULL’ASSEGNO UNICO L’EUROPA DIMOSTRA CHE DEVE ESSERE CAMBIATA. SE HANNO RAGIONE DOBBIAMO STOPPARLO”
Ora però l’iter della procedura d’infrazione starebbe arrivando quasi alla sua conclusione, come sottolineato ieri dalla leader FdI con tono polemico: «La procedura di infrazione contro l’Italia sulla presunta dimensione discriminatoria dell’assegno unico è la dimostrazione del perché l’Europa va cambiata. Perché fa delle cose che sono oggettivamente surreali». Secondo Giorgia Meloni, ospite del programma Mediaset, avere un’Europa con un inverno demografico del genere che non si pone minimamente il tema della natalità, ma che anzi contesta una misura come quella dell’Assegno Unico, dimostra la necessità di un cambiamento immediato.
«L’Europa di fatto come civiltà rischia di scomparire, se continuiamo cosi», ribadisce la Premier Meloni a “Quarta Repubblica”, illustrando la possibilità reale che la procedura d’infrazione possa far scomparire l’Assegno Unico italiano. «Quando i Governi cercano di dare una mano alle famiglie del loro Stato membro per fare dei figli, ti fanno le procedure di infrazione, facendo una cosa che chiaramente per noi vuole dire, se loro alla fine avessero ragione, dover rinunciare all’assegno unico», rileva la capolista FdI alle Europee. In merito alla principale contestazione dell’Unione Europea, ovvero l’obbligo di residenza per 2 anni almeno in Italia prima per poter richiedere l’assegno, Meloni spiega che la misura è sicuramente perfettibile e la considera «parte di un sistema che deve funzionare con altri provvedimenti, ma molto importante»; certo, se per seguire l’indirizzo Ue si dovesse arrivare a dare l’assegno a tutti, comunitari ed extracomunitari, magari con anche figli in patria d’origine, ecco che i conti salterebbero e l’Assegno Unito «andrebbe fermato». Per tutti questi motivi, conclude Meloni, l’auspicio è che la battaglia legale possa risolversi positivamente e che comunque la nuova Commissione Europea post-voto «possa essere un po’ più pragmatica».
Il Governo nel frattempo ha voluto investire risorse e bonus in altri aiuti per le famiglie in modo che non potessero essere bloccati dallo spetto dell’infrazione Ue: la platea raggiunta però non è stata maggioritaria e dunque servirebbe eccome un via libera sull’Assegno Unico per poter proseguire le politiche di aiuto alla famiglia e natalità in maniera ancora più capillare. Come ha spiegato nelle scorse settimane ancora la Ministra Roccella a “LaPresse”, l’Europa con questa procedura d’infrazione «ci chiede, per i lavoratori comunitari, di eliminare il requisito della residenza in Italia, e addirittura di consentire l’accesso all’assegno unico anche se i figli continuano a risiedere in altri Paesi». Per il Governo, interventi del genere dell’Ue, rischiano di aprire «un varco per conseguenze incontrollabili a catena, creando una potenziale falla nel nostro bilancio».