Riccardo Magi e Giorgia Meloni si sono incrociati in Albania all’uscita dall’hotspot per migranti al porto di Shengjin: il segretario di +Europa ha contestato la politica della Premier nell’ambito, mettendosi davanti al suo corteo di auto con un cartello con scritto ‘No alla Guantanamo italiana’. La sicurezza locale, come ricostruito da Ansa, lo ha però bloccato con metodi anche piuttosto duri. A immortalare quella che è stata definita una vera e propria aggressione sono stati diversi video.
Le immagini mostrano Riccardo Magi mentre viene strattonato. Un comportamento, quello degli agenti, che ha allarmato anche Giorgia Meloni stessa, la quale è scesa dall’auto e li ha invitati a lasciarlo andare (“Please, leave him”, ha affermato), riportando la situazione alla normalità. Successivamente il segretario di +Europa ha mostrato le macchie di sangue sulla sua camicia, all’altezza delle ascelle. E ha ribadito la sua causa: “Se a un parlamentare succede questo a favore di telecamere, figuratevi a quei poveri cristi dei migranti cosa succederà”.
Il botta e risposta tra Riccardo Magi e Giorgia Meloni in Albania
L’aggressione non è stata sufficiente per fermare dunque Riccardo Magi, che ha voluto esprimere la sua contrarietà sulle mosse politiche di Giorgia Meloni nell’ambito dell’immigrazione e ha chiesto a gran voce che sia fatta chiarezza su quello che sarà l’utilizzo dell’hotspot in Albania. La Premier tuttavia non lo ha preso molto sul serio, anzi lo ha schernito. “Ho fatto un sacco di campagna elettorale e non sapevo se avrei superato la soglia di sbarramento. Le sono totalmente solidale. Le do una mano volentieri. Sui migranti c’è una legislazione italiana ed europea, lei non è il segretario di +Europa? Non voleva più Europa? Che +Europa è?”, ha affermato prima di allontanarsi in auto.
Intanto, sono arrivati numerosi messaggi di solidarietà al politico. “Le immagini e le notizie che arrivano dall’Albania sono inquietanti. Presenteremo immediatamente una interrogazione parlamentare in entrambi i rami del Parlamento”, hanno scritto in una nota i capigruppo di Italia Viva alla Camera, onorevole Davide Faraone, e al Senato, senatore Enrico Borghi.