L’Italia potrebbe avere un ruolo nella ricerca della pace in Ucraina. Uno spazio creato dalle recenti aperture nei confronti di Roma arrivate da Putin. Alla fine, però, la linea europea la decideranno USA e Gran Bretagna e, per il momento, non paiono intenzionate a dare credito alla possibilità di un negoziato, assecondando le proposte del capo del Cremlino. Anzi, per far fronte alla “campagna acquisti” dei russi, che cercano di coinvolgere sempre più Paesi nei BRICS, gli americani hanno dato agli ucraini la possibilità di attaccare in territorio russo con le armi fornite dagli Stati Uniti.
Il problema è che così, spiega Marco Bertolini, generale già comandante del COI e della Brigata Folgore in diversi teatri operativi, dall’Afghanistan al Kosovo, anche se nessuno lo dice, gli USA sono in guerra con Mosca, dando il via a una escalation che potrebbe avere inquietanti risvolti nucleari e portare i russi ad armare i nemici degli americani. L’avvicinamento di alcuni mezzi russi a Cuba dimostra quanto sia grave questo pericolo.
Biden dice che l’Europa è minacciata dai russi e gli USA vogliono riprendere la corsa al nucleare per fronteggiare Russia e Cina. Cosa hanno in mente veramente di fare gli americani?
È un momento difficile per interpretare le mosse di tutti. Gli USA assistono alla sconfessione della loro linea: in Ucraina i russi vincono e si prospetta la possibilità che, con la campagna elettorale, l’amministrazione democratica debba far fronte alle accuse di essersi imbarcata in un’avventura perdente, abbandonando contemporaneamente il controllo anche su una parte del mondo. Il Forum finanziario internazionale di San Pietroburgo lo dimostra: c’è una grande affluenza dei Paesi del Sud, anche ricchi, ci sono gli arabi; molti, insomma, sono interessati alle proposte dei russi. Anche per questo gli USA hanno innescato un’escalation, dando a Zelensky la possibilità di colpire la Russia con le loro armi, di fatto entrando in guerra con Mosca.
Putin come intende rispondere?
Ha detto che questa, per i russi, è una battaglia esistenziale, anche se sostiene di non voler arrivare all’uso del nucleare, ribadendo comunque che la Russia ha questa possibilità. Ha pure annunciato di voler rendere la pariglia agli americani dicendo loro: “Voi armate i miei nemici, gli ucraini, io armerò i vostri”. Già sappiamo che un sommergibile nucleare e una fregata sono arrivati a Cuba, già teatro di una storica, precedente crisi. Tutto questo apre scenari negativi per tutti. Il fatto che Biden pensi a potenziare il suo arsenale nucleare in questo contesto mi sembra ovvio.
L’Europa ha le idee chiare su cosa fare in Ucraina?
Gli USA puntavano sul fatto che l’Europa prendesse la leadership nella crociata antirussa. Cosa che in parte è avvenuta. Ci sono Paesi della UE che minacciano l’intervento diretto sul campo. Anche l’Europa, però, è alle prese con una tornata elettorale che potrebbe cambiare qualcosa. Biden si illudeva che sarebbe stata coesa ma non lo è: ci sono Orbán, la Slovacchia, l’Austria, Paesi decisamente restii a imbracciare le armi per l’Ucraina. E poi ci sono nazioni come l’Italia, che ha detto chiaro e tondo di non essere disposta a seguire Macron nella sua avventura, che non vuole inviare truppe o lasciare che vengano usate le armi fornite per colpire obiettivi in territorio russo. Non so quanto questa determinazione a farsi coinvolgere reggerà di fronte a una ulteriore pressione da parte degli USA. Dipenderà anche dall’esito delle elezioni.
Si parla delle posizioni di NATO e UE ma alla fine chi prende iniziative sono alcuni Paesi Nato e alcuni Paesi UE, da soli.
Se le iniziative militari a favore dell’Ucraina fossero della NATO e non dei singoli Paesi, potremmo di fatto considerarci in guerra con la Russia. Anche il piano da 100 miliardi in cinque anni per l’Ucraina di cui aveva parlato Stoltenberg è andato a farsi benedire. D’altra parte, un conto è un piano quinquennale che legherebbe i Paesi NATO a sostenere l’Ucraina, un conto è continuare gli aiuti, come succede adesso, con una portata temporale limitata.
Il voto negativo in Francia potrebbe calmare i bollenti spiriti anche di Macron?
Il presidente francese si è dimostrato pericoloso, ha rinunciato ai tentativi iniziali di stimolare un negoziato e si è buttato a capofitto in un’avventura retorica contro la Russia che si ritorce contro di lui. Credo che l’opinione pubblica francese, come quella italiana, sia un po’ distaccata da questa posizione. Anche la Germania proclama la fedeltà alla NATO, ma ha subito un tracollo finanziario non indifferente rinunciando al gas russo. Quanto durerà questa determinazione?
I russi non hanno ancora risposto all’uso delle armi occidentali contro di loro. La situazione al fronte è sempre a loro favore?
Sì, ma non ci sono grandi penetrazioni. L’idea delle grandi manovre fa parte un po’ della dottrina militare occidentale, che si basava su un presupposto: la nostra superiorità tecnologica avrebbe consentito grandi successi in poco tempo grazie alla professionalità del personale utilizzato. Ma in Ucraina succede qualcosa di diverso: la superiorità tecnologica ha dimostrato di non essere assoluta, ci sono settori in cui i russi sono in vantaggio, come quello dei missili ipersonici. Il conflitto si è sviluppato come guerra di attrito, finalizzata a distruggere le forze dell’avversario, per le quali bastano strumenti tecnologicamente meno spregiudicati. L’importante è avere i soldati. Ne stiamo prendendo atto in Occidente parlando di ritorno alla coscrizione obbligatoria, di creazione di riserve e mobilitazione. Non ci pensavamo più. I russi da questo punto di vista sono già più attrezzati: in Ucraina vogliono distruggere le forze nemiche per creare le condizioni di un cambiamento politico nel Paese.
Al di là della cosiddetta conferenza di pace in Svizzera prevista il 15-16 giugno, nessuno pensa più a intavolare delle trattative?
L’assenza della Russia in Svizzera toglie la condizione per cui si dovrebbe considerare una conferenza di pace. Ci sono, però, spiragli che si possono sfruttare. Putin in tutte le occasioni parla dell’argomento nucleare per dire che non lo vuole utilizzare. Non solo, ha fatto aperture nei confronti dell’Italia. Tajani le ha stigmatizzate dicendo che vuole dividere l’Occidente, ma intanto il capo del Cremlino lo ha fatto, lasciando intendere che sarebbe disposto a ricominciare a parlare. Purtroppo la politica europea non la fa l’Italia, ma Paesi come la Gran Bretagna, tradizionalmente nemica della Russia.
Saranno USA e Gran Bretagna a decidere se prendere in considerazione le aperture di Putin?
Sì, non c’è dubbio. Noi siamo in grado di influire su quello che decideranno con le nostre prese di posizione, ma sono loro che comandano in Europa. Vedono che il primato dell’anglosfera viene messo in pericolo dalle manovre russe, che stanno attirando sempre più Paesi nei BRICS; ci sta pensando anche la Turchia. Sarebbe una sconfitta per il mondo anglosassone.
(Paolo Rossetti)
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