Anche quando non c’era Internet a rendere connesse le persone di tutto il mondo, quando non c’erano le piattaforme digitali che con un clic mettono a disposizione milioni di canzoni, la musica faceva il giro del globo. È impossibile fermarla, infatti, viaggia e si diffonde fino a far battere le corde del cuore di un ragazzo sistemato alla meglio in un fumoso e scalcinato coffee bar di New York, con una canzone proveniente dall’altra parte del mondo, dalla sofisticata e multiculturale Parigi, città bramata per ogni americano e non solo, dove si trasferirono prima i grandi scrittori americani degli anni 30, poi i Beat, poi i gruppi jazz che rilanciarono questa musica dalla capitale francese all’America.
Lui si chiama Bob Dylan, è un ventenne alle prese con la rabbia giovanile contro il sistema, contro i produttori di armi, contro le menzogne del potere, impegnato a sostenere la grande battaglia per i diritti civili degli afroamericani che in quell’inizio degli anni 60 sta scuotendo il suo Paese.
Ma come tutti i ragazzi le corde del suo cuore vibrano quando sente una canzone tenerissima, per di più cantata da una ragazza all’incirca della sua età pure bellissima. Lei è Françoise Hardy, ha appena inciso la sua prima canzone che è diventata subito un successo mondiale. Si chiama Tous les garçons et les filles, tutti i ragazzi e le ragazze, e in poche parole descrive le pulsioni inesorabili della giovinezza, il tumulto del cuore che solo esplode a quell’età. Si descrive “sola, perché nessuno mi ama I miei giorni come le notti sono tutti uguali Senza gioia e pieni di noia, nessuno mi sussurra ‘ti amo’ all’orecchio” mentre osserva tanti ragazzi della sua età che “passeggiano per la strada due a due Tutti i ragazzi e le ragazze della mia età Sanno ben cosa significhi essere felici E gli occhi negli occhi e la mano nella mano Se ne vanno innamorati senza paura del domani”.
Ecco: l’amore come possibilità di uscire dai disagi adolescenziali e dare una base, una certezza forte, uno sguardo condiviso sul mondo per poterlo affrontare.
La società occidentale è in rapida mutazione: dopo la fine della Seconda guerra mondiale è nata una categoria antropologica che non era mai esistita prima, quella dei giovani. Prima, a 5, 6 anni si entrava immediatamente nel mondo del lavoro e si bypassava l’età della innocenza. La cantante francese la rivendica e denuncia comunque un disagio esistenziale: sono sola.
Hardy si sarebbe fatta un nome cantando una canzone sulla tristezza. Le sue melodie malinconiche l’hanno posizionata in prima linea in un movimento che richiedeva romanticismo e stile disinvolto. Incarnava tutto ciò che gli anni ’60 desideravano, era snella, aveva i capelli lunghi, offriva intelligenza e abilità nel suo campo pur possedendo una vena selvaggia che la lanciò come una stella di punta della scena rock and roll sia qui che oltre la Manica.
Bob Dylan è talmente colpito (non solo lui, quasi tutti i ragazzi dell’epoca; Mick Jagger l’avrebbe definita “la donna ideale”) da lei che seduto nei coffee bar di New York scrive una infinità di lettere a quella ragazza, lettere che non spedirà mai. È innamoratissimo, la sua solitudine combacia con la sua.
Lui si strugge per lei, segretamente. In una delle lettere mai spedite le scrive che, nonostante la distanza geografica e pur sapendo quanto fosse assurdo innamorarsi via fotografia, era convinto che non fosse necessario conoscersi di persona per sapere chi fosse. Lui lo sapeva. E l’amava.
Passano gli anni. Nel retro copertina del suo quarto album, Another Side, Bob Dylan le dedica addirittura una poesia, Per Françoise Hardy sul bordo della Senna. Con poche parole un po’ visionarie e molto innamorate, il cantante descrive una Parigi mai vista ma comune a tutti i giovani: “Studenti della Sorbona sfrecciano su biciclette (…) colori vorticosi (…) un sacco di amanti che pescano e si baciano si sdraiano sui loro libri e sulle barche”. È così affascinato da questo mondo dove immagina di incontrare la Hardy che si dimentica persino del pericolo numero uno d’America, di “Nixon che abbaia”. È innamorato Bob Dylan.
Françoise Hardy si accorge anche lei delle sue canzoni, ormai Bob Dylan sta diventando una star mondiale al pari dei Beatles e quando sa che il 24 maggio 1966 suonerà a Parigi, nonostante stia girando un film nel sud della Francia, chiede il permesso di andare a sentirlo e possibilmente incontrarlo. Non sa che il cantautore americano nel frattempo, pochi mesi prima, si sia segretamente sposato.
Il concerto di Parigi passerà alla storia per le contestazioni da parte della nuova sinistra francese che sta scaldando le armi in vista del 68. Dopo, Dylan la invita a un party nella suite di albergo dove alloggia. Ci sono foto che li vedono in dolce conversazione, appartati. In hotel, Dylan condusse la Hardy nella sua camera da letto per farle ascoltare le canzoni Just like a woman e I want you che aveva registrato ma non ancora pubblicato, probabilmente le sue canzoni d’amore più toccanti. “Quando mi suonò le sue canzoni sembrava molto timido, e anch’io ero molto timida, quindi non ci dicemmo niente. All’epoca il mio inglese era peggiore di quello di oggi, quindi non capivo bene le parole di Just Like a Woman. Capii solo: “‘Fai l’amore proprio come una donna/Poi soffri proprio come una donna/Ma ti rompi proprio come una ragazzina’, che per me è stato commovente, molto sentimentale”.
Discutendo in seguito della sua relazione con Dylan, Hardy ha aggiunto: “È rimasto colpito da me, ma non dalla cantante; dalla ragazza, credo. Aveva una specie di fissazione romantica per una mia foto, ma all’epoca non la presi troppo sul serio. Recentemente ho ricevuto due bozze di lettere scritte da lui per me e finalmente ho capito che quando era molto giovane prendeva molto sul serio questa fissazione. Mi sono commossa profondamente quando ho letto quelle lettere”.
Ma lui è una persona diversa, non è più il ragazzino che scoppiava d’amore per lei. Lei lo percepisce, sa che lui sta andando verso una strada che lei non si sente di percorrere. In quel periodo Bob Dylan assumeva molte droghe per sostenere l’enorme pressione mediatica e di pubblico che si era rovesciata su di lui e non fece una buona impressione alla cantante: “Non ero a conoscenza di tutte le droghe e tutto il resto, ma avevo questa brutta sensazione nei suoi confronti. Era così magro. Era molto fragile. Sembrava davvero malato. Non stava bene con se stesso. Onestamente pensavo che fosse in punto di morte”. Finita la festa, si lasciano per sempre.
Nessuno dei due sapeva che quelle lettere esistevano. Lui le aveva buttate via, a lei sarebbero arrivate solo 50 anni dopo quando, alla morte del proprietario del bar, due amici le trovarono e decisero di fargliele avere. Lo ha raccontato lei stessa in un’intervista radiofonica parlando con tenerezza e commozione di quel “colpo di fulmine” vissuto come una “fissazione adolescenziale”. Aggiungendo: non per questo meno vera e intensa.
Già. C’è un momento nel dispiegarsi della giovinezza innocente e purissima in cui nascono grandi amori segreti, casti e imperituri. Quando tutti i ragazzi e le ragazze si tengono per mano e noi li guardiamo con invidia perché invece siamo soli. Ma non per questo è amore meno vero e intenso.
Françoise Hardy è morta in questi giorni, a 80 anni di età, malata da tempo. Ma quell’amore adolescenziale esiste ancora, da qualche parte.
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