La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per 17 persone che hanno parte a un concorso pubblico truccato nella Capitale: le accuse a vario titolo, come riportato dal Messaggero, sono di truffa e sostituzione di persona. Gli indagati, infatti, hanno usato dei sosia più preparati di loro con l’obiettivo di passare le prove. L’inchiesta ha coinvolto in totale 50 candidati, ma per la maggior parte di essi non sono stati rinvenuti elementi concreti di colpevolezza, per cui si andrà all’archiviazione.
Il concorso incriminato era per aspiranti poliziotti, agenti della penitenziaria, carabinieri e vigili del fuoco. Dei 17 candidati rinviati a giudizio, 11 erano riusciti a passare le prove scritte attraverso questo espediente. È per questo motivo che sono indagati per truffa. In particolare, si tratta di un allievo carabiniere, un vigile del fuoco, 3 agenti della penitenziaria e 6 poliziotti. Gli altri 6, invece, anche con l’aiuto del sosia, non erano riusciti a raggiungere l’obiettivo. Nonostante ciò, dovranno comunque rispondere all’accusa per il reato di sostituzione di persona. Tra questi c’è anche un uomo che aveva provato a entrare nel Corpo dell’Arma per tre volte col medesimo meccanismo, senza riuscirci.
Le indagini sul concorso pubblico truccato a Roma: fondamentali le perizie calligrafiche
Il sostituto procuratore di Roma, Carlo Villani, ritiene che l’atto compiuto dai candidati al concorso pubblico per forze dell’ordine truccato sia stato gravissimo. Permettendo a dei sosia di presentarsi alle prove al posto loro, infatti, avrebbero “indotto in errore l’amministrazione pubblica, procurandosi l’ingiusto profitto dato dal superamento della prova concorsuale con successivo arruolamento nel Corpo, al quale cagionavano un danno anche patrimoniale: spese concorsuali, di assunzione, indebito stipendio pagato”. È questo quanto si legge nel capo di imputazione.
L’inganno è venuto alla luce attraverso il prezioso contributo delle perizie calligrafiche. La Guardia di Finanzia, tuttavia, non è riuscita a risalire ai sosia che hanno offerto il servizio, presumibilmente ottenendo un contributo economico. È per questo che le indagini stanno andando avanti, anche se non sarà semplice.