Il bollettino mensile del sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, fotografa, sulla base di un campione di 107mila imprese, le opportunità lavorative. La previsione è che per il mese di giugno vi siano 566mila posti di lavoro da coprire. Sono quasi 1,5 milioni i posti che dovrebbero aprirsi nel trimestre giugno-agosto.
I dati per i mesi estivi risentono ovviamente della domanda di lavoro dei settori legati al turismo e all’ospitalità. Si registra, però, un forte ritorno di fiducia del settore delle costruzioni che ha un incremento del 16,6% rispetto al mese precedente. Il settore che segue (+11,5%) sono i servizi avanzati. È un segnale che conferma come l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione si stanno diffondendo nelle aziende facendo crescere questo settore del terziario avanzato.
Seguendo i dati reali di calo della produzione dovuta al calo della domanda estera, si contrae la domanda di lavoro del settore manifatturiero (-5,6%).
Con una composizione diversa dal trimestre precedente, le previsioni per la domanda di lavoro restano complessivamente in crescita. Segno che permane il buon andamento del nostro mercato del lavoro e che dobbiamo aspettarci un nuovo record del tasso di occupazione con i prossimi rilevamenti sugli andamenti dell’occupazione.
Nel settore manifatturiero emerge la domanda per il trimestre di 55mila figure professionali della meccatronica. Sono 46mila le richieste dell’industria alimentare per lo stesso periodo. Anche l’industria dei metalli chiede 39mila assunzioni nei tre mesi.
È il turismo il settore trainante con 351mila richieste nel trimestre e 169mila sono i posti previsti nei servizi alle persone.
Data la composizione della domanda di lavoro prevista, ad avvantaggiarsi è soprattutto il Mezzogiorno. Sono circa 200mila posti in più rispetto ala previsione di un anno prima. In calo rispetto ai 12 mesi precedenti, dato il calo della domanda manifatturiera, è il nord-est. Stabili invece gli andamenti previsti per nord-ovest e centro.
Come già da alcuni trimestri sono le medie imprese a registrare i maggiori tassi di crescita a fronte di una crescita delle previsioni di domanda che coinvolgono le imprese di tutte le fasce dimensionali.
Veniamo, però, alle note negative che hanno fatto conoscere i dati Excelsior. Anche per il mese di giugno si registra un aumento delle difficoltà a reperire le figure professionali necessarie al sistema produttivo. Risulta di difficile reperimento il 47,6% dei profili ricercati, con un +1,6% rispetto a 12 mesi prima.
Le figure professionali con maggiore difficoltà di reperimento sono tutte specialistiche legate alla produzione. Superano il 75% di mancata copertura gli operai specializzati dei diversi settori della lavorazione dei metalli, così come gli operai edili specializzati nelle rifiniture. Lo stesso avviene per gli operai specializzati addetti ai macchinari del settore tessile e quelli delle confezioni.
Per la fascia di elevata specializzazione mancano per il 66% figure ingegneristiche nei diversi campi produttivi sia di beni che di servizi. Mancano al 50% tecnici specializzati per la gestione di processi produttivi, per l’informatica e per la logistica e la distribuzione commerciale.
Resta elevata, 104mila ingressi nel mese, anche se in lieve calo rispetto al mese precedente, la richiesta di lavoratori immigrati. Rispetto alle figure professionali di cui si registrano maggiori difficoltà di reperimento, la destinazione professionale degli immigrati resta confinata in professioni a bassa produttività nei servizi e in livelli base di accesso alle attività manifatturiere. Ben due terzi degli immigrati sono destinati a professioni a supporto delle imprese e delle persone o nella logistica e magazzinaggio. La quota restante si divide fra i livelli base dell’industria e delle costruzioni. Insomma, né i click day, né altre misure sono riuscite a promuovere flussi di immigrazione con alta preparazione e capace di rispondere alle principali difficoltà di reperimento di manodopera specializzata avanzate dalle imprese.
I risultati che Excelsior mensilmente ci fornisce confermano il crescente mismatching fra formazione dei giovani che arrivano al mercato del lavoro ed esigenze del sistema produttivo. Al mismatching formativo si aggiunge poi il calo demografico che amplifica ancora di più gli effetti del primo. Abbiamo così un’offerta di lavoro che può “dettare le regole”. E in effetti nel dopo Covid sono cresciute le politiche delle imprese finalizzate ad attrarre e trattenere la manodopera necessaria per il proprio ciclo produttivo.
La contrattazione aziendale e la crescita dei pacchetti di welfare aziendale indicano come sta mutando la relazione con i lavoratori. Dovranno crescere anche le Academy formative legate alle imprese e ai sistemi produttivi territoriali. Ciò sarà ancora più necessario per la crescita della formazione professionale che dovrà essere assicurata non solo ai nuovi lavoratori, ma anche a chi già occupato deve aggiornarsi per le nuove tecnologie applicate.
Resta però indispensabile che a sostegno dei mutamenti tecnologici e degli impatti dell’intelligenza artificiale sul lavoro vi sia un impegno maggiore da parte della scuola a tutti i livelli. Abbiamo bisogno di più formazione e di più persone formate. Noi continuiamo a formare poche persone ad alto livelle, ad avere una dispersione scolastica troppo alta e una formazione professionale ancora troppo poco sviluppata. Se vogliamo investire sul futuro è facendolo in formazione che avremo i migliori ritorni.
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