RUINI, IL PRANZO AL QUIRINALE E LA RICHIESTA IMPOSSIBILE DI SCALFARO: “VOLEVA CHE LO AIUTASSI A FAR CADERE BERLUSCONI”
L’esclusiva è del libro “Il Colle d’Italia” ma la conferma arriva per mano dello stesso cardinale Camillo Ruini: nel 1994 il Presidente della Repubblica in carica, Oscar Luigi Scalfaro, cercò l’aiuto della Chiesa italiana per scaricare e soprattutto far cadere il Governo Berlusconi. L’incredibile racconto con retroscena viene gentilmente annunciato dallo stesso prelato nella lunga intervista a Francesco Verderami sul “Corriere della Sera” di domenica 16 giugno, dando (non per la prima volta va detto, ndr) l’impressione che il Quirinale non sia sempre stato un organo super-partes e senza indirizzi politici.
Il racconto parte da un pranzo al Colle nell’estate del 1994, quando cioè il clamoroso successo di Silvio Berlusconi alle Elezioni Politiche aveva fatto nascere il primo governo di Centrodestra nell’epoca post caduta del muro: il retroscena parla di Scalfaro molto insistente con i cardinali invitati a pranzo – oltre a Ruini, all’epoca presidente della CEI, anche il cardinale Angelo Sodano e mons. Jean-Louis Tauran – per «far cadere il governo Berlusconi». La risposta di tutti fu un silenzio imbarazzato, conferma ampiamente Ruini al “Corriere”, stupiti dalla mossa tutt’altro che equidistante del Presidente della Repubblica, di nascita DC: «Effettivamente andò così. La nostra decisione di opporci a quella che ci appariva come una manovra — al di là della indubbia buona fede di Scalfaro — fu unanime».
LO STUPORE DI RUINI E I RAPPORTI CON BERLUSCONI NELLA POLITICA POST-DC
Il rifiuto del cardinal Ruini assieme agli altri prelati fu immediato, racconta ancora l’ex n.1 per quasi 20 anni della CEI, ma l’imbarazzo misto a stupore regnò per diverso tempo: «pensare che Scalfaro era stato per me un grande amico. Rammento quando De Mita nel 1987 gli aveva offerto di diventare presidente del Consiglio, in opposizione a Craxi e con la benevolenza del Pci». In quell’occasione il cardinale espresse favore positivo alla decisione di Scalfaro di non immischiarsi in vicende di Governo, specie con l’appoggio del Partito Comunista: appena 7 anni più tardi invece dal Quirinale l’ex DC cercò in ogni modo di disarcionare il neo-eletto Presidente del Consiglio.
La storia poi la conosciamo (quasi) tutti, con Berlusconi che ricevette l’avviso di garanzia durante il G7 di Napoli (uscito prima sui giornali e solo poi giunto al diretto interessato) e la Lega di Bossi che col ribaltone consegnò il Governo a Lamberto Dini prima della vittoria alle urne di Romano Prodi nel 1996. Dopo Tangentopoli e dopo il fallimento di Democrazia Cristiana, Partito Socialista e Partito Comunista, la vittoria di Berlusconi alle urne contro “la gioiosa macchina da guerra” di Ochetto fece infuriare l’establishment del potere, Quirinale evidentemente non escluso: Ruini conferma il retroscena e racconta anche di come quel cambio di posizione di Scalfaro così netta lo sorprese: «Penso che Berlusconi abbia mostrato i suoi pregi e i suoi limiti, come tutti gli altri politici, ma che non abbia avuto in alcun modo fini eversivi. I pericoli per la Repubblica semmai erano altri», ribadisce al “Corriere”. Sebbene la Chiesa, d’unità con Papa Giovanni Paolo II, decise dopo i tanti anni di stretta vicinanza alla DC di non riproporre più alcun collerateralismo politico, i rapporti tra Ruini e Berlusconi furono tutt’altro che burrascosi: «Nel Ppi c’era chi, come Rocco Buttiglione, spingeva per allearsi con Berlusconi: personalmente ritenevo fosse molto importante stabilire un’intesa con lui, se non altro per avere una maggiore consistenza numerica», così Ruini fa ben capire come lo spostamento dei democristiani sempre più verso sinistra avrebbero finito con il franare e non rappresentare più una “diga dal comunismo”. Berlusconi fu un ciclone in grado di riproporre quella “diga” e forse proprio per questo si voleva “farlo fuori politicamente” anche dalle alte sfere dello Stato: leggere insomma dei tentativi di cooptare la Chiesa al Quirinale per fare cadere il Governo (con il rifiuto netto della CEI di Ruini) la dice lunga delle trame “nascoste” di cui ancora non siamo a conoscenza.