LA PARTITA DEI COMMISSARI UE: LA CENA PPE-PSE-LIBERALI (SENZA MELONI)
Alla vigilia di una settimana potenzialmente decisiva per le trattative verso la nuova legislatura Ue – presidenze di Commissione, Consiglio e Parlamento Europei – gli strascichi diplomatici di un intenso G7 in Puglia si fanno sentire eccome: l’Italia chiede rappresentanza nei prossimi Commissari Ue, così come sottolinea con Giorgia Meloni la necessità che anche le nomine rispecchino l’andamento del voto, con il Centrodestra ampiamente trionfante in Europa. Dello stesso avviso non è in primis la leader che tenta il mandato bis, quella Ursula Von der Leyen che ancora durante i giorni del G7 incontrava – senza la Premier italiana – gli altri due leader di Germania e Francia, gli sconfitti alle Europee 2024 Olaf Scholz (PSE-socialisti) e Emmanuel Macron (Renew-liberali).
Le trattative che porteranno alla “short list” del Consiglio Europeo per i nomi dei nuovi Commissari Ue iniziano lunedì 17 giugno 2024 con a cena informale tra i capi di Stato e di Governo organizzata dal Presidente Charles Michel: i numeri in Parlamento Ue dopo il voto vedono una maggioranza esistente di 400 seggi (su 361 che è la maggioranza minima) tra PPE, socialisti e liberali, dunque con ECR-Conservatori e ID-sovranisti fuori dai giochi anche a questo giro. Le alleanze però sono tutt’altro che definite e lo schema che vedrebbe Presidente Commissione e Parlamento Ue ai Popolari, Consiglio Ue ai Socialisti e Alto Rappresentante per la Politica Estera ai Liberali è tutt’altro che solido. Von der Leyen vedendo Macron e Scholz ha accettato la “pressione” degli scorsi giorni di PSE e Renew nell’accettare di rivotare la leader tedesca a patto di non stringere alcun accordo con l’ECR di Meloni, e nemmeno con l’ID di Marine Le Pen e Matteo Salvini.
COSA CHIEDE L’ITALIA E IL POSSIBILE TOTO-NOMI SUI COMMISSARI UE CHE POTREMO OTTENERE
«I primi due temi che interessano come valutazioni del governo italiano e con gli alleati, è che all’Italia venga riconosciuto il ruolo che le spetta in termini di competenze dei commissari e che l’Europa comprenda il messaggio arrivato dai cittadini europei»: lo ha spiegato così Giorgia Meloni nella lunga conferenza stampa finale al termine del G7. Il Governo di Centrodestra chiede garanzie e soprattutto ruoli di primo piano, rispondendo all’indicazione data dagli elettori non solo in Italia ma anche nel resto d’Europa: un margine di azione per la Premier vi sarebbe anche e lo capirebbe dalle continue dichiarazioni di Scholz e Macron contro la leadership italiana (ancora ieri il Cancelliere tedesco ha parlato di «evidente leader dell’estrema destra, pericolo per l’Europa».
Il piano italiano è di attendere i risultati delle Elezioni legislative in Francia – convocate d’urgenza dopo la schiacciante vittoria del Rassemblement National alle Elezioni Europee 2024 – per nominare commissari e vertici dell’Ue per la legislatura 2024-2029: una vittoria di Marine Le Pen darebbe ulteriore credito al minor peso dei Liberali di Renew anche all’interno dello scacchiere europeo, avallando la posizione vincente di Meloni e della stessa leader francese. Alla cena informale di Bruxelles domani inizia quindi quella che potrebbe essere una lunga trattativa, mentre Von der Leyen e alleati cercano di chiuderla prima della probabile disfatta di Macron alle urne: da più parti i retroscena danno un via libera sostanziale di Giorgia Meloni al Von der Leyen bis solo in cambio di una vicepresidente di peso nella nuova Commissione Ue e/o commissari pesanti come mercato interno e concorrenza. Il piano è lanciato ma i rischi non sono pochi neanche per la Premier italiana: rimanere infatti con un pugno di mosche a livello politico è scenario da non scartare. A quel punto rimarrebbero solo i nomi “tecnici” per l’Italia da giocarsi nella prossima Ue: da Mario Draghi a Roberto Cingolani, da Fabio Panetta allo stesso Enrico Letta, tutti – chi più, chi meno – tutt’altro che “assimilabili” al Centrodestra a guida Meloni. La partita insomma ha inizio a i “panzerotti” pugliesi del G7 potrebbero non bastare nella cena di Bruxelles, così come l’azzardo di riproporre Von der Leyen con i leader sconfitti e sempre più delegittimati in patria per costruire la nuova Ue non appare il migliore degli scenari possibili…