È un’intervista che ha anche un po’ il retrogusto dello sfogo quella rilasciata da Milo Infante – il celebre ed apprezzatissimo conduttore del programma Ore 14 di Rai 2 – per il Corriere, partita da alcuni risentimenti (neanche tanto velati) che nutre per chi decide i palinsesti dell’emittente pubblica e poi giunta fino all’inizio della sua carriera giornalistica e al ‘difficile’ rapporto con i suoi genitori. Ma l’inizio è la fine ed un entusiasta Milo Infante ci tiene a rivendicare il successo – su cui quattro anni fa “non avrei scommesso un centesimo” – della sua trasmissione dimostrato dal fatto che “arriviamo dalle rubriche del tg, non abbiamo traino” e nonostante questo “lo share sale dal 5 all’8, al 9 per cento, e siamo più visti anche del programma che ci segue”.
Discorso utile per allacciarsi alla polemica (e ai risentimenti), visto che nonosate il successo dimostrato dal pubblico “siamo il programma più inosservato nella storia della tv: mai visto un comunicato sugli ascolti record, mai stati citati in una conferenza stampa”; ma fortunatamente – specifica Milo Infante – seppure “una pezzo della Rai ci ignora, la considerazione del Tgr ci consente di arrivare sulle notizie fra i primi”.
Milo Infante: “Mia moglie Sara Venturi l’ho conosciuta a Miss Padania 1998”
Tornando indietro con la mente, un ricordo da parte di Milo Infante non può che andare a suo padre, Massimo, che “era anzitutto una brava persona” ed anche un giornalista: “Scriveva di terrorismo, faceva grandi inchieste e, per quello che so, non ha mai scritto il falso”; e fu proprio lui a trasmettergli – portandolo sulla scena del “disastro di Cavalese” – la passione giornalistica. “La curiosità è un istinto che ho sempre avuto”, racconta Milo Infante al Corriere, e “ancora oggi se sento la sirena della polizia, cerco di capire cosa succede e non riesco ad accontentarmi della prima risposta”. È il caso – racconta – dell’inchiesta su Denise Pipitone: “Qualcuno dice che sono ossessione, ma per me è un dovere arrivare alla verità e fare qualcosa per avere giustizia. Provo dolore per i suoi genitori“.
Dopo un’esperienza decisamente fruttuosa “all’Indipendente”, il volto di Ore 14 divenne nell’arco di qualche anno “direttore di Antenna 3” e proprio in quel periodo lo chiamò “il direttore [della Rai] Antonio Marano: cercavano un volto del Nord da affiancare a Monica Leofreddi“: Milo Infante rifiutò la prima chiamata – “non volli mettere in difficoltà il mio editore” – ma alla seconda accettò senza pensarci troppo e nell’arco di pochissimo tempo “sono passato da essere il direttore di un’emittente lombarda, fresco vincitore dell’Ambrogino d’oro, a fare l’apprendista della tv nazionale”.
Infine, l’intervista si è concentrata attorno alla sua vita privata, partendo dalla moglie Sara Venturi conosciuta “per caso” mentre si trovata nella giuria del concorso Miss Padania 1998 – “avevo accompagnato il direttore Daniele Vimercati” -, e poi ritrovata e frequentata “solo anni dopo”; per arrivare poi anche ai suoi genitori. “[Gli] ho dato dispiaceri“, racconta Milo Infante, confessando che “non sono stato un bravo ragazzo” e rammaricandosi di non aver avuto neppure la possibilità “di ripagarli dei loro sacrifici”.