RIFORMA PENSIONI, I CONTI CHE NON AIUTANO L’ITALIA
Si avvicina l’apertura della procedura d’infrazione Ue per l’Italia a causa del suo deficit eccessivo. La decisione verrà comunicata domani a Bruxelles e ci sono altri Paesi, tra cui la Francia, che faranno compagnia al nostro, che però sconta un debito pubblico su Pil elevato. Per questo rischia di pagarne maggiormente il prezzo. È vero che la procedura d’infrazione comporta un minimo vantaggio riguardo le “tappe” del rientro del debito (altrimenti fissate a un punto di Pil ogni anno), ma per il Governo resta la sfida cruciale di mettere a punto la Legge di bilancio con le poche risorse a disposizione. E tra le priorità dell’Esecutivo non sembrano esserci le misure di riforma delle pensioni.
RIFORMA PENSIONI 2024, IL COSTO DEL “PACCHETTO PENSIONI”
Nei mesi scorsi, infatti, è stata ribadita la volontà di prorogare ulteriormente il taglio del cuneo fiscale e delle aliquote Irpef, interventi che richiedono 15 miliardi di euro ogni anno. Dunque potrebbe non esserci spazio per la proroga del cosiddetto “pacchetto pensioni”, costituito da Quota 103, Ape social, Opzione donna e aumento delle minime. Un pacchetto che vale 630 milioni di euro. Una cifra che di per sé non è elevata, ma che in questo momento, e considerando le risorse da trovare per gli interventi considerati prioritari, appare comunque difficile da coprire. C’è anzi la possibilità che sul fronte delle pensioni si realizzino ulteriore risparmio con un blocco parziale delle indicizzazioni più stringente di quello attualmente in vigore. Non si prospettano, quindi, tempi facili sul fronte delle pensioni.
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