I provvedimenti su ciò che sarà la prossima riforma pensioni 2025 si fanno sempre più intriganti. Al Parlamento rimangono pochi mesi (tre e mezzo con esattezza) per poter stabilire il futuro previdenziale degli italiani.
Tra le ipotesi potrebbe essere attuata nuovamente la Riforma pensioni di Dini, con la conseguenza di abolire tutte le Quote messe in atto fino ad oggi. Questa rivoluzione implicherebbe di uscire dal lavoro tra i 64 e i 72 anni (con tagli netti al cedolino).
Riforma pensioni 2025: si ritorna alla Dini?
La fine dell’anno si avvicina e le misure attuali (Opzione Donna, Quota 103 e Ape Sociale) potrebbero non essere prorogate. Le difficoltà si fanno sempre più corpose dopo i risultati delle elezioni europee. A trovare un potenziale riparo è l’organismo governativo CNEL (Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro), che può contare sul presidente Renato Brunetta (ex eurodeputato) e 64 consiglieri per redigere una roadmap esaustiva e risolutiva sul tema della riforma pensioni.
La proposta attuale
L’idea di abrogare le Quote non piace a tutti, soprattutto per via degli importi più inferiori rispetto a quelli previsti con Quota 41, Opzione Donna e le misure attualmente in vigore. CNEL spiega che si andrebbe in pensione (minimo a 67 anni d’età con 25 anni di contributi versati).
Il documento intitolato “Riforma e prospettive del sistema previdenziale” potrebbe rivoluzionare l’intero sistema previdenziale e così come affermato da Brunetta:
«L’obiettivo di questo studio è improntato a dare risposte concrete sul futuro del sistema previdenziale, un tema di grande valenza per il Paese».
A capo del progetto vi è Domenico Garofalo, seguito da esperti ISTAT e membri come Guido Canavesi, Silvia Ciucciovino, Giuliano Cazzola, Mauro Franzolini, Maria Cristina Degoli, Antonietta Mundo, Mauro Marè, Michele Raitano e Valeria Picchio.