Durante la puntata di ieri di Quarto Grado, il talk condotto da Gianluigi Nuzzi è tornato sul terribile caso di Giulia Cecchettin, la giovane di 22 anni assassinata dal suo ex fidanzato Filippo Turetta. Il programma ha mandato in onda l’interrogatorio avvenuto l’1 dicembre del 2023 presso il carcere di Verona, dove Turetta si trova ancora oggi. L’omicida ha raccontato la sua verità a 12 giorni dal suo arresto in Germania e a venti dal brutale assassinio della sua ex: “Ci siamo messi assieme nel gennaio 2022, abbiamo sempre avuto un bellissimo rapporto. C’era stata una mini-crisi a marzo 2023, ma dopo due settimane siamo torni assieme”.
Tutto inizia quel sabato sera di novembre, quando Giulia Cecchettin scrive a Filippo Turetta: “Per messaggio mi aveva chiesto se la accompagnavo a fare un giro alla Nave de vero per fare shopping”, racconta lui. “Abbiamo girato per negozi – racconta ancora – lei ha comprato un paio di scarpe e anche una gonna mi sembra. Abbiamo pensato di rimanere e cenare lì. Verso le undici siamo tornati verso casa di Giulia, ma ci siamo fermati in un parcheggio, a Vigonovo, per non farci vedere, era successo altre volte, lei era d’accordo”. E ancora: “Volevo darle un regalo, una scimmietta mostriciattolo. Con me avevo uno zainetto che conteneva altri regali, un’altra scimmietta di peluche, una lampada piccolina, un libretto d’illustrazione per bambini intitolato “i mostri si lavano i denti””.
FILIPPO TURETTA E LA PRIMA AGGRESSIONE A GIULIA CECCHETTIN
Filippo Turetta aggiunge: “Lei si è rifiutata di prenderlo, abbiamo iniziato a discutere, mi ha detto che ero troppo dipendente, troppo appiccicoso con lei. Voleva andare avanti, stava creando nuove relazioni, si stava sentendo con un altro ragazzo, Eric”. A quel punto avviene quello che non sarebbe mai dovuto accadere e che Filippo descrive come un raptus non premeditato: “Ho urlato che non era giusto, che avevo bisogno di lei, che mi sarei suicidato. Lei ha risposta decisa che non sarebbe tornata con me, è scesa dalla macchina gridando sei matto, vaffan*ulo, lasciami in pace”. Si verifica quindi la prima aggressione: “Ero molto arrabbiato, prima di uscire anche io ho preso un coltello dalla tasca posteriore del sedile del guidatore, l’ho rincorsa, l’ho afferrata per un braccia tenendo il coltello nella destra, lei urlava aiuto ed è caduta”.
Filippo Turetta racconta di essersi abbassato su di lei, di averle dato un colpo sul braccio: “Mi pare di ricordare che il coltello si sia rotto subito dopo, allora l’ho presa per le spalle mentre era per terra, lei resisteva, ha sbattuto la testa, l’ho caricata sul sedile posteriore”. E a quel punto inizia il viaggio della follia, anche se Giulia Cecchettin non è ancora morta: “Mentre eravamo in macchina lei ha iniziato a dirmi sei pazzo, costa stai facendo, lasciami andare. Era sdraiata sul sedile, poi si è messa seduta, si toccava la testa”. Filippo Turetta ricorda che inizialmente pensava solo a guidare, poi ha iniziato a strattonare Giulia e a tenerla ferma con un braccio, ed ha anche provato a metterle lo scotch sulla bocca. La ragazza è riuscita in qualche modo a uscire dall’auto ed è lì che è avvenuta la seconda aggressione, quella mortale: “Ha iniziato a correre, anche io sono sceso, avevo due coltelli nella tasca in auto, ne ho preso uno e l’ho rincorsa, lei continuava a chiedere aiuto, le ho dato dieci, dodici o tredici colpi con il coltello, volevo colpirla al collo, alle spalle, alla testa e poi sulle braccia, era rivolta all’insù verso di me, si proteggeva con le braccia, l’ultima coltellata che le ho dato era sull’occhio”.
FILIPPO TURETTA E I TENTATIVI DI SUICIDIO DOPO AVER AMMAZZATO GIULIA CECCHETTIN
A quel punto, racconta ancora Turetta: “Giulia era come se non ci fosse più, l’ho caricata sui sedili posteriori e siamo partiti, avevo i vestiti abbastanza sporchi del suo sangue”. Ma come mai i coltelli, i sacchetti per la spazzatura, scotch, viveri e cambio erano nell’auto? Filippo Turetta spiega: “Lo scotch l’avevo comprato poco prima per attaccare la laurea di Giulia o per attaccare qualsiasi cosa, i coltelli li avevo preso dalla cucina di casa, li ho messi in auto perchè avevo dei pensieri suicidi” quindi aggiunge: “In auto ho sempre un cambio, coperte o qualcosa da mangiare e bere”.
Nel corso del viaggio, Filippo Turetta racconta di aver provato a soffocarsi con un sacchetto: “Ma l’ho strappato all’ultimo, allora ho preso lei e sono andato a nasconderla”, e ancora: “volevo togliermi la vita con un coltello ma non ci sono riuscito. Pensavo di fumare e bere sambuca per suicidarmi ma ho vomitato”. Poi Filippo Turetta ha guardato lo smartphone per cercare notizie “che mi facevano stare abbastanza male da suicidarmi ma ho letto che i miei genitori speravano di trovarmi ancora vivo ed ho avuto l’effetto opposto, mi sono rassegnato a non suicidarmi e ad essere arrestato”, conclude.