Africa e migrazioni: anche questo tema è stato discusso nel corso del G7 in Puglia, al quale hanno partecipato anche alcuni presidenti africani. Nel continente vivono un miliardo e 400 milioni di persone: il 60% di questi hanno meno di 24 anni. Si tratta, dunque, di un popolo fatto di giovani che però incontra scarsissime possibilità nei propri Paesi, sia a livello lavorativo che non. La loro unica chance è rappresentata dall’emigrazione: andare via significa infatti cercare una vita migliore, un lavoro e un futuro nel quale possano guadagnarsi da vivere o magari studiare.
Gli africani che emigrano non vanno tutti in Europa: spesso si rifugiano in Paesi limitrofi, dunque sempre in Africa, o giungono negli Stati Uniti passano per il Centro America: nel 2023 in Messico sarebbero arrivati circa 60.000 africani diretti negli Usa, mentre un anno prima erano stati appena 6.500. Numeri in crescita, dunque, per le migrazioni ma non soltanto: sono tanti anche i giovani che senza prospettive né speranze, aderiscono ai movimenti jihadisti, che reclutano sempre più adepti tra gli scontenti e spaesati che non sanno cosa fare della loro vita.
Movimenti jihadisti, perché i giovani spaesati vi trovano rifugio
Sempre più giovani africani aderiscono ai movimenti jihadisti: come spiega il Corriere della Sera, nel Nord del Mozambico, che ha forze armate deboli, dal 2017 si assiste al rafforzamento del movimento islamico. 950.000 mozambicani sono sfollati a causa della guerriglia islamista e tanti giovani aderiscono al movimento jihadista per contestare la generazione adulta, che viene considerata corrotta: lo stesso accade anche in Congo, nel Sahel e in altri Paesi africani. Ad aderire a tali movimenti spesso sono i “nuovi musulmani“, persone non religiose che si lasciano abbindolare dalla paga, tripla rispetto all’esercito, e dalla possibilità di arrotondare ancor di più con i saccheggi.
Spesso a farne parte sono giovani cristiani convertiti all’Islam: tali movimenti riescono infatti a radunare tanti giovani senza orientamento, come accaduto anche in Burkina Faso, Mali e Niger. Il problema dei giovani africani infatti riguarda la crisi della scuola pubblica, la scarsità di opportunità di lavoro, ma anche l’urbanizzazione spesso nulla: per questo cresce il senso di rivalsa e la voglia di ribellarsi allo status quo.