Stando a quanto riporta l’agenzia Ria Novosti l’ambasciatore della Federazione Russa presso la Santa Sede Ivan Soltanovski ha incontrato papa Francesco per presentare la proposta del presidente Vladimir Putin per una soluzione della crisi in Ucraina.
Si parla di una soluzione pacifica sulla base di un riconoscimento internazionale dei territori ucraini occupati dalla Russia (Crimea, Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia). È interessante notare che non si dice che il riconoscimento certifichi l’acquisizione da parte della Russia di questi territori, il cui status, secondo me, andrebbe trattato caso per caso. Si pensi ad esempio alla situazione di Zaporizhzhia e della sua centrale nucleare, che costituisce un grave pericolo non solo per la Russia e per l’Ucraina.
Si tratta di inventare una soluzione giuridica che permetta di sospendere le ostilità mettendo quelle regioni in una condizione di protettorato garantito dall’ONU o dalle grandi potenze. In particolare per quanto riguarda la Crimea, non si potranno ignorare i diritti della grande minoranza tatara, e per quanto riguarda le altre zone lo stato di fatto di comunità profondamente divise. Per questo, come più volte affermato, sarà necessaria non solo una forza militare internazionale di interposizione, ma anche quel corpo di pacificatori impegnati nel difficile compito di riconciliazione delle famiglie e di un possibile controllo nei confronti delle inevitabili tentazioni di corruzione nell’attribuzione dei fondi per quello che sarà la ricostruzione delle aree più devastate.
È interessante notare che l’ambasciatore russo, che fonti affidabili confermano essere persona degna di rispetto, abbia espresso, e non solo a titolo personale, il riconoscimento per la posizione “costantemente equilibrata” della Santa Sede. Questo deriva dal fatto che il Vaticano, come dimostra anche questo incontro, non ha mai smesso di dialogare anche con i rappresentanti della Federazione Russa. La possibilità di scambiare prigionieri o di far ritornare in famiglia molti minori ucraini è la prova concreta che se si vuole la pace bisogna essere disposti a trattare con tutti, Russia e Cina compresi.
Troppi politici, anche nostrani, a parole insistono per una soluzione diplomatica e poi si scagliano contro chi cerca di realizzarla accusandolo di essere amico dei russi solo perché tratta anche con loro.
Anche per quanto riguarda l’auspicata sospensione delle sanzioni, che danneggiano un po’ tutti, da tempo sostengo che dovrebbero avere carattere più preventivo che punitivo: non ti tolgo la nutella se tu smetti di colpire Kharkiv, ti concedo di partecipare alle Olimpiadi se sei d’accordo di sospendere, almeno per quel periodo, le operazioni militari. Capisco che gli esempi possano sembrare sciocchi, ma chi conosce bene i russi sa quanto ci tengono alle Olimpiadi e anche alla nutella.
Per ora concentriamoci sulle iniziative di pace promosse dalla Nunziatura a Kiev per le giornate dell’11 e del 12 di luglio. Se ne parla poco, pochissimo, forse per non compromettersi con qualcosa che non si capisce. E speriamo che in tutto questo non giochi un ruolo la notizia data in questi giorni che la ripresa economica della Germania è dovuta in gran parte al recente incremento della produzione delle armi.
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