LO SCISMA E LA NON DIFESA DI MONS. VIGANÒ: “NON RICONOSCO IL DICASTERO NÈ PAPA FRANCESCO”
L’ex nunzio apostolico mons. Nunzio Viganò con l’accusa ricevuta di scisma contro la Chiesa Cattolica non intende difendersi affatto: non riconoscendo né il Dicastero per la Dottrina della Fede né tantomeno il magistero e il ruolo di Papa Francesco, l’ex arcivescovo negli Stati Uniti di fatto smentisce le ricostruzioni che lo davano convocato presso l’ex Sant’Uffizio lo scorso 20 giugno 2024. Con un comunicato diffuso in lingua inglese, mons. Viganò torna sul “caso” del momento in Vaticano e rispedisce nuovamente contro la Santa Sede tutte le gravissime accuse di scisma: «La fretta è una cattiva consigliera. Pertanto, l’articolo di Gerard O’Connell sull’arcivescovo Viganò accusato di scisma da parte del Vaticano apparso su America sembra essere stato scritto ancor prima che io rendessi pubblico il documento vaticano».
Addirittura secondo Viganò tale articolo rivelerebbe «la stretta contiguità tra l’apparato vaticano e la rivista America e conferma una strategia ben precisa, volta a liquidare il mio processo con una condanna già decisa da Bergoglio e dal suo zelante collaboratore Tucho Fernández». Mons. Viganò conferma di non essersi mai recato nel palazzo del Dicastero e mai avrà intenzione di farlo d’ora in poi: «non ho consegnato alcun memoriale o documento a mia difesa al Dicastero, del quale non riconosco l’autorità, né quella del suo Prefetto, né di chi lo ha nominato». Secondo l’ex nunzio apostolico, nemico n.1 del Magistero di Papa Francesco, il processo intentato dal Vaticano è una piena “farsa” in cui chi dovrebbe giudicare in forma imparziale «per difendere l’ortodossia cattolica sono allo stesso tempo coloro che io accuso di eresia, di tradimento e di abuso di potere». La faccenda insomma non diminuisce e se possibile amplia ancora di più gli strali di una frattura molto “mediatica” all’interno della Chiesa contemporanea.
DOPO LA NOTA DI VIGANÒ ANCHE I LEFEBVRIANI PRENDONO DISTANZE: “MAI DISCONOSCIUTO AUTORITÀ DEL PAPA”
In uno degli ultimi documenti diffusi da mons. Carlo Maria Viganò contro Papa Francesco e l’accusa di scisma lanciata dal Dicastero nei suoi confronti, l’ex nunzio si era in qualche modo “paragonato” all’arcivescovo Marcel Lefebvre, scomunicato per scisma nel 1988 dopo aver fondato la Fraternità San Pio X. Anche il prelato era infatti stato convocato a suo tempo dall’ex Sant’Uffizio e da qui la convergenza dei due particolari e comunque diversi casi di “ribellione” alla autorità centrale della Chiesa Cattolica.
A stretto giro arriva però una risposta netta della stessa Fraternità che ancora oggi rappresenta i lefebvriani e che di fatto prende distanze nette dalle affermazioni rese da Viganò negli scorsi giorni: spiegando prima di cosa si tratti quando si parla di “processo penale extragiudiziale” e di quali effettive accuse a carico di mons. Viganò si parli nel decreto del Dicastero per la Dottrina della Fede («scisma, negazione della legittimità di Papa Francesco, la rottura della comunione con lui e rigetto del Concilio Vaticano II»), la Fraternità dei lefebvriani rimarca la distanza piena da Viganò.
«C’è però un punto che lo differenzia significativamente dal fondatore della Fraternità San Pio X: mons. Viganò fa nel suo testo una chiara dichiarazione di sedevacantismo. In altre parole, secondo lui, papa Francesco non è papa», scrive la Fraternità San Pio X. Ebbene, per l’ex nunzio apostolico il “difetto di consenso” avrebbe portato l’allora cardinale Bergoglio a divenire Papa senza che potesse realmente accedervi, tanto che il suo Pontificato sarebbe quello di un “figurante”. Per i lefebvriani però questa accusa non è mai stata lanciata contro nessun Pontefice, né passato né presente: «Né Mons. Lefebvre, né la Fraternità da lui fondata, hanno accettato di avventurarsi su questo terreno».